Giovedì 25 Aprile 2024

Caldo africano in arrivo, Massimo Fini: "Che belli 40 gradi senz'aria condizionata"

"Uscivamo per affrontare l'afa e partivamo ammassati nelle nostre 500"

Le vacanze di una volta, in fuga dalla città

Le vacanze di una volta, in fuga dalla città

Roma, 25 giugno 2019 - Enzo Jannacci, milanese di piazza Adigrat, se la cavava con una birra. "Trentotto gradi e mezzo all’ombra, una birra please, oh yes sir". Cantava l’Enzo. Fregandosene altamente se i 38 gradi fossero temperatura reale o percepita. "Ma dai – dice in questo 2019, un altro milanese come Massimo Fini, bastian contrario per vocazione, come nel suo ultimo libro 'Storia reazionaria del calcio', uscito qualche mese fa per Marsilio –. Discettiamo per giorni di temperatura percepita. Ma si può? Sono 35 gradi all’ombra, ma la temperatura percepita è ancora qualche grado in più. Fa caldo eh, ma scherziamo. Come se non avesse mai fatto caldo prima". 

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Scarsa, scarsissima resistenza, Fini? "La realtà è che non siamo disposti più ad accettare il minimo disagio. Come se il caldo fosse poi un disagio".

A Milano come ve la cavavate? "Il caldo a Milano come in qualsiasi altro posto c’è sempre stato. C’era anche prima e si viveva pure senza condizionatori. Al massimo ci si trasferiva in balcone. E ci scappava pure qualche incontro".

Col gentil sesso? "E certo. Mi ricordo che da ragazzo avevo attaccato discorso con una bella signora".

Anni? "Lei 33, io 15. Però all’epoca si potevano fare incontri del genere. C’era ancora un senso di comunità. Ti sporgevi dal tuo balcone e incrociavi gli sguardi dei tuoi vicini del balcone accanto. Non li avevano chiusi ancora, per guadagnare lo spazio".

Ma poi come andò con la signora? "Lasciamo perdere. Andò meglio con la figlia. Il punto però, è questo: non ci si chiudeva in casa col condizionatore, per ripararsi dal caldo. Si usciva, si facevano incontri e magari ci scappava pure quella brezzolina serale che anche a Milano sa essere spettacolare". 

Ma il mare a Milano è utopia, quindi elogio della fuga o ci si accontentava di quello che c’era?  "C’è chi si accontentava e andava all’Idroscalo, a fare il bagno, anche perché se i soldini non c’erano, non è che si potesse andare chissà dove. Chi andava in Liguria, prima ancora che fosse cementificata, e quindi bella. E i più ricchi che sceglievano Forte dei Marmi". 

Il troppo benessere ci ha rovinato? "Ma sì è così. Abbiamo perso l’allegria. Si ricorda cosa diceva Mike Bongiorno? ‘Allegria’. Ci manca quello spirito lì. Sono stato recentemente in Spagna per l’addio di Iniesta al calcio e gli spagnoli sono messi come noi, economicamente parlando, ma non hanno perso l’olè. Noi siamo già vecchi anche quando siamo ancora giovani. E viviamo da vecchi, stando attenti alle diete, alle calorie, al troppo caldo o al troppo freddo. Cediamo a quello che è un terrorismo climatico. Dovremmo essere più spavaldi. Perché tanto prima o poi, si muore".

E voi eravate così spavaldi? "Io me li ricordo i tram pieni zeppi di gente, con i controllori che stavano sul predellino e con la gente che si attaccava dove poteva. Adesso grideremmo al pericolo. E per tornare al caldo le gite con la 500, tutti ammassati in pochi metri quadrati di auto e senza aria condizionata. Ma con gli stessi 38 gradi che ci sono oggi. Né più né meno. E siamo ancora qui".

Dove andrà in vacanza? "Vado in Corsica, ho bisogno di staccare un po’ con l’Italia e di disintossicarmi dal Paese"!.