Mercoledì 24 Aprile 2024

Zucchero sulla via di casa: “Devo aiutare la mia terra”

Il ‘World Wild Tour’ fa tappa a Roma prima di arrivare a Reggio Emilia. “Verrò da Sofia e poi volerò a Bucarest, ma al concerto per gli alluvionati ci sarò”

Angeli e demoni sotto la luna delle Terme di Caracalla con uno Zucchero in bilico come sempre tra demonio e santità alla ricerca di un blues che gli salvi l’anima. Tutto col sostegno delle voci battiste di un coro gospel e di un repertorio a prova di bomba impreziosito dal muscoloso afflato strumentale di una band di dieci elementi, trascinata dalla doppia batteria di Adriano Molinari e della volitiva Monica Mz Carter, oltre che dalla chitarra di Kat Dyson (Prince, Cyndi Lauper e altri cento), e dalle formidabili doti vocali della camerunense Oma Jali. Il soulman di Roncocesi si ferma a Caracalla fino a domenica per poi proseguire il cammino del suo World Wild Tour con tappa pure a Reggio Emilia.

Zucchero, 67 anni. Sarà a Roma fino a domenica, a Reggio Emilia 9 e 10 giugno
Zucchero, 67 anni. Sarà a Roma fino a domenica, a Reggio Emilia 9 e 10 giugno

Zucchero, che cosa le ha portato finora questo 2023?

"Ho iniziato l’anno andando al funerale di Jeff Beck, perdita durissima da accettare. Anche perché fino a due settimane prima stava benone e c’era l’idea di fare cose assieme. Che di questi tempi si possa ancora morire di meningite ha dell’incredibile".

E poi?

"Sono arrivati tour in Scandinavia special guest di Andrea Bocelli, in Nuova Zelanda e Australia, con chiusura all’Opera House di Sydney e amici come Tina Arena o Jimmy Barnes sul palco; negli Usa, ospite ancora di Bocelli, dove ero accompagnato da una grande orchestra. Prima avevo avuto esperienze del genere forse solo al Pavarotti & Friends. In quel contesto brani come Diamante, You are so beautiful o Miserere fanno tutto un altro effetto".

Mentre gira il mondo, il mondo come gira attorno a lei?

"Come disse Churchill a Londra sotto le bombe: fuori è tutto così terribilmente noioso. Ovvio che speri sempre in un raggio di luce, ma le forze oscure che agitano guerre, conflitti o disastri come quello della Romagna non lo lasciano filtrare. Speriamo arrivi presto la primavera".

Nello spettacolo trova modo di mandare un pensiero alle vittime del disastro.

"Sì, durante Let it shine . L’avevo scritta nel 2006 col pensiero alle vittime dell’uragano Katrina: mi è bastato, purtroppo, cambiare poche parole, quel ‘ho visto il Mississippi, come un mare, andare all’inferno’ in ‘ho visto la mia terra…’ per adattarla alla realtà di questi giorni".

Il 24 sarà al concertone Italia Loves Romagna.

"Visti gli impegni in agenda è un incastro complicato, ma come fai a non esserci? La sera prima dello show di Reggio Emilia suonerò a Sofia e quella dopo a Bucarest, ma accetto il tour de force super volentieri. L’emergenza dell’alluvione sembra finita quando torna il sole. E invece le devastazioni rimangono".

All’Rcf Arena verrà usato lo stesso palco del 9 e 10 giugno per Diavolo in R.E. Come ha immaginato il ritorno a casa?

"Con più di 300 brani in repertorio posso cambiare scaletta tutte le sere e vorrei puntare, oltre ai successi irrinunciabili, su quelli che parlano di amore e radici. Pezzi come Terra incognita , reputati ‘minori’ non certo per qualità, ma solo perché non sono diventati dei singoli".

Ospiti?

"Vorrei che rimanesse un concerto mio tra la mia gente. Però il 9 giugno ho invitato Salmo, perché l’ho visto a San Siro l’anno scorso e m’è sembrato molto bravo. E poi m’è piaciuta la versione di Diavolo in me fatta con Shari a Sanremo. Incidere un brano assieme? Al momento è prematuro parlarne".

In repertorio ci sono pezzi celestiali e altri più terrestri. Per qualcuno anche troppo.

"È vero, alcuni mi hanno rinfacciato di affiancare cose ‘sublimi’ come Un soffio caldo, Diamante o Dune mosse ad altri da osteria tipo Vedo nero o Bacco perbacco . Mi rifaccio però alla tradizione del blues, che si muove tra alto e basso senza problemi. La scure del polically correct? Non me ne frega un ca**o".

Nei concerti, però, ha rimosso da L’urlo l’espressione più forte.

"Perché non mi ci ritrovo più. La usa pure Fabrizio De André, che amo, in Un giudice . Ma a lui nessuno eccepisce niente".

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