Venerdì 19 Aprile 2024

Zero al Massimo: mezzo secolo di rivoluzioni pop

Una serie di show a settembre a Roma per celebrare una carriera di trasgressione e poesia: "Di Renato ce n’è uno, unico e originale"

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di Andrea Spinelli

Renatissimo. Per celebrare il suo mezzo secolo di carriera Zero il 24, 25, 26 e 30 settembre si accampa al Circo Massimo per raccontare ai fan la “favola sua“ con le canzoni, i costumi, le invenzioni di quattro notti focalizzate sui suoi cinque decenni di palcoscenico. Anche se il primissimo 45 giri Non basta sai, prodotto da Gianni Boncompagni e musicato da Jimmy Fontana, risale al 1967. Leggenda narra che vendette venti copie, prodromo dell’avventura discografica avviata cinque anni dopo da No! Mamma, no!, pietra filosofale di una carriera che ha mutato il corso della musica italiana prendendo di petto i pregiudizi e anticipando con la sua dance visionaria, gli abiti stravaganti, le esplicite ambiguità sessuali, l’ironia e il coraggio della trasgressione e al contempo la poetica vicinanza agli outsider, ai deboli, agli “ultimi“ della società, i mutamenti del pensiero di due generazioni.

"Sono settant’anni che mi sto cercando e, forse, mi troverò al Circo Massimo, un premio alla mia romanità: voglio farmi gladiatore per conquistare ancora una volta l’applauso" ha spiegato lui ieri pomeriggio sotto la statua di Marco Aurelio dei Musei Capitolini. In realtà il prossimo 30 settembre "‘sto capolavoro!", come si definisce scherzando, di anni ne compie 72: la celebrazione ha dovuto attendere l’allentarsi della stretta pandemica e lasciare spazio alla scrittura di un nuovo album, anzi di un oratorio, Atto di fede, 19 brani inediti e una serie di pensieri e riflessioni.

Dunque, “sorcini in festa“: Renato Zero torna sui palcoscenici.

"Sono stato lontano dal palco, ma vicino al marciapiede e questo mi ha mantenuto vivo. A noi artisti è mancato il palco, ma anche il camerino dove si formano le idee. E poi è un momento incui ci siamo ammalati di silenzio, di indifferenza. Ci siamo addormentati. E questo lascia spazio a individualismo, violenza. Conflitti".

Mezzo secolo di carriera di un vero rivoluzionario del pop: come lo porterà in scena?

"Con un abbraccio che promette un nuovo percorso. Stare insieme non sconfigge solo la solitudine ma ridà vita a quell’affiatamento che è tanto caro ai miei sorci. I miei fan, come sempre, devono aspettarsi di tutto. Voglio portare sul palco anche degli amici, personaggi che hanno condiviso con me il mio percorso artistico, modificherò tutta la playlist tutte le sere per offrire uno show sempre diverso. Ogni spettacolo ha un copyright: di Renato Zero ce n’è uno, tutti gli altri son nessuno, sarò ancora originale".

E come mai per il nuovo disco ha scelto la forma e i contenuti di un oratorio?

"Sono arrivato a un traguardo al quale ambivo da tempo: accarezzare Dio da vicino. E fargli i complimenti per avermi gestito, per avere mantenuto intatta la mia fede, che è tanto utile quando ci si assume la responsabilità verso gli altri. E ringraziarlo anche per il dolore, che capiamo solo dopo essere inciampati nel buio. In canzoni come Il cielo avevo alzato lo sguardo e quindi ero già andato abbastanza vicino allo spirito di questo nuovo lavoro".

Un atto di fede?

"La fede è la forza che ci consente di osare. Ed è una fede non solo in Dio, ma pure negli altri. È vicinanza. Don Pietro, il mio zio paterno, dopo 37 anni di onorato servizio fu confinato a Brondoleto di Castelraimondo, frazioncina in provincia di Macerata, perché sospettato di aver ospitato dei partigiani. Diceva messa nella villa di una contessa circondata di pavoni. Quando Esanatoglia mi ha offerto le chiavi della città ho pretesto che gli venisse dedicato un monumento davanti a San Martino, la sua parrocchia".

Perché, dopo tanti anni di trasgressioni, questa necessità di sacro?

"L’ho fatto per colmare il vuoto che lascia il disagio di questi tempi. Si parla sempre di spettacolo con leggerezza, mentre invece c’è tanta religiosità; io mi faccio il segno la croce tutte le volte che devo entrare in scena: per tutela, protezione, per dare il massimo al pubblico".

Il doppio cd, accompagnato da un libro, arriva domani. I pensieri e le riflessioni che troviamo Zero le ha affidate a quelli che lui definisce “Apostoli della comunicazione”, da Baricco a Luca Bottura, da Lella Costa a Farinetti, Don Mazzi, Clemente J. Mimun, letti, fra gli altri, da Pino Insegno, Giuliana Lojodice e Luca Ward.

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