"Will Smith? Lo schiaffo ci voleva. Siamo tutte contente quando l'uomo ci difende"

Barbara Alberti: "A mio figlio ho dato un solo ceffone, mi ha ringraziato". Sul caso agli Oscar: "Non si oltraggia la malattia facendo ridere il resto del mondo"

Barbara Alberti (Foto d'archivio)

Barbara Alberti (Foto d'archivio)

Barbara Alberti, ha mai dato un ceffone a qualcuno?

"Uno solo, a mio figlio Malcom. Aveva quattro anni, lo tenevo seduto in braccio in macchina. Mi ha sputato addosso e non sono riuscita a trattenermi. Lo ha preso come un bellissimo regalo. Mi ha ringraziata. Credeva non sarebbe mai successo, evidentemente gli mancava qualcosa. Forse gli manca ancora. Infatti da adulto ha scritto una rubrica intitolata Nostalgia delle botte. Si è sempre lamentato dell’educazione soft che io e suo padre, sessantottini armati di fiori fino ai denti, gli abbiamo rifilato. Non lo menavano nemmeno se dava fuoco alla casa. Una volta successe davvero, arrivarono i pompieri e anziché rimproverarlo facemmo una festa perché ci eravamo salvati tutti".

E lei le ha prese?

"Da mia madre tantissimo, al tempo usava. Le generazioni le provano tutte per tirare su i figli, c’è ancora chi sbianca quando vede penzolare una cintura. Mamma non sono riuscita a perdonarla perché sentivo la gioia dell’esercizio del potere, ero umiliata e disgustata. Ma oggi capisco che le donne di allora avevano più motivi di oggi per essere isteriche, con quella vite sessuali desolate. E vedo che i bambini non si sfiorano ma vengono portati dallo psicologo come lavatrici rotte".

Sarà inorridita per lo schiaffo di Will Smith alla notte degli Oscar.

"Neanche un po’, lì ci voleva proprio anche se la battuta era bonaria: in fondo il presentatore ha citato Demi Moore, non una racchia. Sua moglie sarà stata comunque contenta della reazione. Siamo tutte contente quando il nostro uomo ci difende, ci piace lo slancio protettivo. In questo caso chi ha preso il ceffone scherzava su un percorso di sofferenza. Non si fa, non si oltraggia la malattia facendo ridere il resto del mondo".

Quindi ci stava.

"Leggiamola secondo il codice cavalleresco: quando qualcuno vuole sfidare un avversario a duello, di solito per una donna, gli getta il guanto. Che simboleggia uno schiaffo. Siamo ai preamboli della violenza, nessuno ha ancora preso in mano la pistola. E infatti Chris Rock non aveva nemmeno il segno della mano. Mi lasci aggiungere che io a Will Smith perdonerei qualsiasi cosa. Perché è sexy e ha la faccia buona".

Ricorda la rissa Sgarbi-D’Agostino all’Istruttoria di Ferrara? Era il 16 aprile 1991.  Il lancio del bicchiere d’acqua, il manrovescio leggendario.

"Io c’ero. E fu uno straordinario exploit futurista. In seguito D’Agostino spiegò che lo schiaffo è dialettica, che si era trattato della dimostrazione fisica e rafforzata di un’idea. L’acqua era un punto esclamativo. Lo schiaffo due punti esclamativi. Questo convince anche una sessantottina pacifica come me. Mi aveva convinta anche il decalogo delle punizioni di Carlo Calenda, finito nella bufera per troppo ardire: mai sberle a un bambino piccolo. Scapaccione simbolico come estrema ratio. Ceffone ben assestato a adolescente grosso e turbolento, ma anche qui solo casi rari e estremi. Non farlo quando c'è necessità è responsabilità grave".

Com'è andata la notte degli Oscar