Venerdì 19 Aprile 2024

Voglia di teatro, Premio Riccione da record

Oltre 400 i testi arrivati alla giuria presieduta da Lucia Calamaro: "La prova che solo in scena si può raccontare lo spirito del tempo"

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di Benedetta Cucci

Quattrocento aspiranti drammaturghi. Quattrocento come le proposte ricevute dagli organizzatori del 56° Premio Riccione per il Teatro, il più prestigioso dei concorsi italiani di drammaturgia. A selezionare i cinque finalisti, dopo una riunione al Teatro di Roma, è stata la giuria presieduta da Lucia Calamaro e composta anche da Stefano Accorsi, Graziano Graziani, Claudio Longhi e Isabella Ragonese. A contendersi il premio, dedicato a testi teatrali in lingua italiana o in dialetto non rappresentati in pubblico, sono Francesco Alberici con Bidibibodibiboo, Christian Di Furia con Flusso, Maurizio Patella con Il fenomeno Laplante, Pier Lorenzo Pisano con Carbonio e Luca Viganò con L’incrocio delle righe. Altri cinque autori “under 30“ – i cui nomi sono stati sempre comunicati ieri – si contenderanno il Premio Riccione Tondelli. Cerimonia prevista il 3 ottobre al Palazzo dei Congressi di Riccione.

Lucia Calamaro, il teatro è più vivo che mai. Il primo dato entusiasmante è il numero degli iscritti: 402.

"Sì, un centinaio in più rispetto alla precedente edizione. Certamente il grande momento di stop dell’energia dispersiva della vita ha portato a scrivere, anche se ci sono pochissimi testi che parlano del Covid. Il pensiero è che le nuove generazioni si azzardino alla scrittura, che piaccia loro confrontarsi e impegnarsi nei testi teatrali".

Si parla di "ripartenza" del Teatro proprio da Riccione. Che ne pensa?

"La parola ripartenza inizierei a usarla con un po’ di parsimonia, perché è diventata come empatia, resilienza. Come la vogliamo chiamare questa necessità di nuovi racconti? L’Italia manca, ha mancato, è mancante e manchevole di un forte sostegno alla drammaturgia. L’unico sostegno veramente consistente è il Premio Riccione, c’è poco da fare".

Tanta partecipazione significa un grande bisogno di raccontare.

"Questo numero così importante di concorrenti non è dovuto solo al fatto che tutti i teatri nazionali ora si stiano interessando alle nuove drammaturgie e abbiano per criterio ministeriale l’obbligo di avere un drammaturgo vivo – non Pirandello o Shakespeare – nel loro parterre di collaboratori. Ma c’è soprattutto grande attenzione al fatto che il teatro può raccontare il presente. Ecco cosa importa a noi del premio. Ci importa che questa sia una testimonianza a caldo dei pensieri di un presente scottato e violentato come quello che abbiamo vissuto, ma che ha anche una qualità simbolica molto alta. I testi che ci sono arrivati non sono resoconti diaristici di una vita chiusa e ferma, abbiamo letto momenti di riflessione che da vari ambiti raccontano l’oggi: ed è proprio questa la specificità del teatro contemporaneo, essere presenti a se stessi. Ci sono poi anche testi visionari, il che è sempre molto piacevole e positivo".

La contemporaneità vi ha convinti.

"La prima caratteristica in assoluto, che ci è saltata agli occhi dopo la lettura, è stato il talento. E io penso che questo paese si meriti di nuovo di premiare il talento dopo aver premiato qualsiasi altra qualità di appartenenza politica, settoriale. Su carta regge solo il talento. Tutti i testi riassumono un chiaro talento per cinque visioni molto diverse di fare teatro".

Dopo Sibilla Aleramo, prima donna presidente della giuria del Premio, ora tocca a lei.

"È un grande onore e anche una grande forza per le donne che vogliono diventare drammaturghe e registe. Lo possono fare e non devono per forza essere attrici, a teatro. Quest’anno il 14° Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli“ al miglior testo di un autore under 30 vede tra i cinque finalisti tre donne. Credo sia proprio un fenomeno sociologico perché in Italia per tradizione la donna dentro al teatro è attrice e quindi solo le nuove generazioni hanno preso coraggio e sono uscite dal ruolo di chi aspetta che arrivi il grande maestro che indichi la via. La via me la posso indicare da sola: questo è il nuovo pensiero, perché se pensiamo al teatro italiano e alle grandi personalità che fanno quello che vogliono fare ci sono la signora Dante, la signora Calamaro, la signora Sinigaglia e la signora Shammah. Siamo in quattro".

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