
È vibrante, colorato e sgualcito come i vestiti che indossa, nel film, Micaela Ramazzotti. È vivo, come la casa di Sergio Rubini, piena di libri e di bottiglie di vino. È straziante e patetico come gli abiti sgargianti di Max Tortora, intrattenitore in una tv privata da quattro soldi, che si crede una mezza star ed è solo un padre irresponsabile.
È un bel film, scritto con passione, con attenzione, e ben recitato, Felicità, il film d’esordio come regista di Micaela Ramazzotti, presentato a Orizzonti Extra. Micaela si ritaglia il personaggio di una make up artist, una che fa trucco e parrucco sui set. Un lavoro umile: ma l’unico che tiene in piedi una famiglia devastata. Un padre e una madre – Anna Galiena – che non comprendono la malattia di un figlio bipolare, e che sfruttano i pochi soldi che guadagna la figlia.
C’è molta vita, molta quotidianità, molta verità nel film della Ramazzotti. Certo, sembra di sentire l’eco dei sentimenti del cinema di Paolo Virzì, al quale la legano una lunga storia d’amore e due figli. Ma viene quasi da dire che una spontaneità e una immediatezza così forti superano le costruzioni più sofisticate degli ultimi film di Virzì.
g. b.