Giovedì 25 Aprile 2024

I prossimi virus? Arriveranno dall'Artico. Ecco perché

Il cambiamento climatico e le attività umane stanno causando l’aumento del rischio di incubazione di virus dal Circolo Polare Artico

I ghiacci in via di scioglimento nell’Artico

I ghiacci in via di scioglimento nell’Artico

Le prossime pandemie virali potrebbero arrivare dall’Artico, e la ragione sta tutta nel riscaldamento globale. Il riscaldamento del pianeta e il continuo scioglimento dei ghiacciai stanno rendendo la zona dell'Artico un terreno fertile per l’incubazione di nuovi virus pericolosi. La prossima influenza, il prossimo SARS-CoV-2, la prossima Ebola potrebbero avere origine qui, fra i ghiacci sempre più sottili del nord del mondo.L’allarme arriva dagli scienziati canadesi della University of Ottawa, in una ricerca pubblicata su Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences.Virus dall’ArticoI ricercatori hanno esaminato il suolo e i sedimenti del lago Hazen, il più grande lago per volume a nord del Circolo Polare Artico. Sequenziando segmenti di DNA e RNA trovati nel terreno, hanno cercato di identificare i virus presenti nell'ambiente, mettendoli in relazione con gli ospiti animali, vegetali e fungini dell'area. I biologi sono così stati in grado di capire quale fosse il rischio di spillover virale, cioè la capacità dei virus di riversarsi in nuove specie ospiti e continuare a diffondersi (potenzialmente anche sull’uomo, come successo con il coronavirus).Quello che è emerso è che il rischio di spillover “aumenta con il deflusso dello scioglimento dei ghiacciai, un proxy del cambiamento climatico", scrivono i ricercatori, che aggiungono che "se il cambiamento climatico dovesse anche spostare verso nord l'areale delle specie di potenziali vettori e serbatoi virali, l'Alto Artico potrebbe diventare terreno fertile per l'emergere di pandemie".Cambiamento climatico e virusL'Alto Artico è una delle zone del mondo più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Negli ultimi due decenni, un terzo del ghiaccio invernale dell'Oceano Artico è scomparso.Quello che sta succedendo è che questi paesaggi degradati, come spiegano anche altri studi, possono spingere agenti patogeni, parassiti e ospiti a incontrarsi in modi nuovi. E lo scioglimento dei ghiacciai non sta facendo altro che seguire questa legge, aumentando le possibilità che i virus saltino verso gli ospiti eucarioti.Virus e ospiti, si legge nel paper, si evolvono cercando variazioni, cosa che suggerisce la possibilità di un cambiamento dello status quo e di un conseguente spillover virale."Da un punto di vista evolutivo, i virus sono più inclini a infettare ospiti filogeneticamente vicini al loro ospite naturale, potenzialmente perché è più facile per loro infettare e colonizzare specie geneticamente simili", riporta l’articolo scientifico.I danni dell’attività umanaL'aumento del rischio di spillover varia a seconda dell’ambiente: se nel suolo, con elevati flussi di fusione glaciale, il rischio è aumentato fino a un certo punto prima di diminuire, nei sedimenti lacustri è aumentato progressivamente. Questo avviene probabilmente perché l'aumento del deflusso spinge più materiale organico nel lago.Ma c’è anche un’altra causa, sempre derivata dal cambiamento climatico, che spinge verso un maggior rischio di incubazione di virus attorno al Polo Nord: l'attività umana, che distrugge gli habitat naturali e costringe animali e persone a spostarsi più a nord e a vivere in spazi sempre più ristretti."Con il cambiamento del clima, cambia anche l'attività metabolica della microbiosfera artica, che a sua volta influisce su numerosi processi ecosistemici come la comparsa di nuovi agenti patogeni", scrivono i ricercatori, "Questo duplice effetto del cambiamento climatico potrebbe avere effetti drammatici nell'Alto Artico".

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