Giovedì 18 Aprile 2024

Russia: a caccia di virus antichi nel permafrost: per capire le epidemie di oggi

L'istituto di ricerca Vektor, specializzato nello studio delle malattie infettive, studierà gli animali conservati nel permafrost siberiano per trovare tracce di virus preistorici

La zampa di un'alce rinvenuta nel permafrost siberiano

La zampa di un'alce rinvenuta nel permafrost siberiano

Martedì 16 febbraio il centro di ricerca russo Vektor ha annunciato l'avvio di una serie di indagini incentrate sullo studio dei virus preistorici, provenienti dai resti di animali rimasti intrappolati per migliaia di anni nel permafrost siberiano. L'istituto statale con sede a Novosibirsk, in Siberia, rappresenta un'eccellenza mondiale nel campo delle malattie infettive, e ha specificato che l'identificazione dei "paleo-virus" servirà per condurre ricerche avanzate sull'evoluzione dei patogeni moderni, coronavirus incluso. Il progetto, realizzato in collaborazione con l'Università di Yakutsk, partirà con l'analisi dei tessuti estratti da un cavallo preistorico che si ritiene abbia almeno 4500 anni. La sua carcassa è stata scoperta nel 2009 in Jacuzia, una vasta regione della Siberia orientale, da cui emergono regolarmente i resti di creature del Paleolitico. Tra questi ci sono mammut, alci, lupi e altre specie preistoriche, che nel permafrost hanno trovato una sorta di freezer naturale, capace di conservare i loro corpi per millenni, prima che la fusione del ghiaccio (causata ad esempio dal riscaldamento globale) li riportasse alla luce del sole. Maxim Cheprasov, capo del laboratorio del Mammoth Museum presso l'Università di Yakutsk, ha dichiarato che in passato diversi campioni erano già stati esaminati per andare a caccia di residui batteriologici. Lo studio dei paleo-virus è invece una novità nei laboratori di Vektor, che intende sfruttare le informazioni raccolte per "determinare il potenziale epidemiologico degli agenti infettivi attualmente esistenti", ha dichiarato in un'intervista la ricercatrice Olesya Okhlopkov. Nato nell'Unione Sovietica degli anni '70, in piena guerra fredda, come centro di ricerca sui vaccini e sulle armi biologiche, l'istituto Vektor è attualmente una delle uniche due strutture al mondo che conservano il virus del vaiolo (l'altra è ubicata ad Atlanta, negli Stati Uniti). Di recente Vektor ha anche sviluppato l'EpiVacCorona, un vaccino contro il coronavirus che è stato autorizzato dalle autorità russe lo scorso ottobre, e che dovrebbe entrare in produzione verso la fine di febbraio.

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