Le bollicine italiane più originali per brindare a Natale e Capodanno

I consigli per scegliere delle ottime bollicine da festa fatte con i nostri vitigni autoctoni, dal Verdicchio al Lambrusco di Sorbara, dal Nebbiolo al Bombino

In Italia si producono tanti ottimi spumanti con le nostre uve autoctone

In Italia si producono tanti ottimi spumanti con le nostre uve autoctone

Nulla da eccepire, e ci mancherebbe, sugli Champagne e sui metodi classici italiani più celebri a base di Chardonnay e Pinot nero, dai Franciacorta ai Trentodoc agli Alta Langa: scegliendo le bottiglie giuste sono sempre un bel bere. Ma perché non approfittare degli ormai prossimi brindisi di Natale e Capodanno per sperimentare bollicine più insolite e originali, frutto delle nostre uve autoctone? Seguiteci allora in un frizzante itinerario dalle Alpi al Sud, con un occhio anche al prezzo, in modo da gustare vini ben fatti spendendo cifre oneste.

Bollicine dal Nord e dal Centro

Partiamo dalla Valle d'Aosta, sulle pendici del Monte Bianco, dove la cantina Cave Mont Blanc coltiva con sforzi eroici antichi vitigni locali, su su fino ai 1200 metri di altezza. Dall'uva simbolo dell'azienda, la piccola bacca Prié Blanc, nascono vari metodi classici, fra cui ad esempio l'extra brut X.T. e il non dosato Glacier, freschissimi e minerali, con quella loro caratteristica, delicata nota di zafferano. In Piemonte provate Erpacrife, piccola ma ambiziosa realtà che produce poche migliaia di bottiglie di due metodi classici millesimati, a lungo affinamento (oltre quattro anni) e dosaggio zero: il raffinato Rosato a base interamente di Nebbiolo, e il Bianco a base di uve bianche autoctone, Timorasso, Cortese, Erbaluce e Moscato. Saltiamo in Emilia-Romagna per gustare dei Lambruschi di Sorbara sorprendenti per finezza e acidità (dimenticatevi i Lambruschi dozzinali del supermercato): ad esempio il metodo classico Grosso e il rifermentato in bottiglia Radice, della cantina Paltrinieri, oppure i pezzi di bravura di Cantina della Volta, come il metodo classico Rosé brut ormai assurto nel novero dei grandi spumanti italiani. Scendiamo lungo la costa adriatica fino alle Marche, dove il protagonista indiscusso è il Verdicchio che dà vita a metodi classici di alto profilo: per citarne un paio, il Dosaggio Zero di Broccanera, un sessanta mesi di affinamento minerale e vibrante, e la riserva Ubaldo Rosi di Colonnara, anch'essa cinque anni in bottiglia, complessa e aristocratica.

Bollicine del Sud e delle isole

A San Severo, in Puglia, si trova invece il quartier generale di d'Araprì, una cantina che ha cominciato a lavorare metodi classici oltre quarant'anni fa in tempi pionieristici per lo spumante del Sud Italia. Si va a colpo sicuro con il Brut e il Pas Dosé, a base di Pinot nero e di Bombino bianco, armoniosi e fragranti; il livello sale ancora con RN, Bombino in purezza con prima fermentazione in legno, pieno e avvolgente. In provincia di Bari, la cantina Angiuli Donato ha creato lo spumante Maccone brut da uva Maresco, un ancestrale che fermenta con i suoi zuccheri e i lieviti indigeni e affina in bottiglia per oltre tre anni, regalando una bevuta rustica ma di bella finezza, acida e polposa. Attraversiamo lo stretto di Messina per concludere l'itinerario sull'Etna con il Murgo Brut, il primo metodo classico ottenuto da quel fantastico vitigno che è il Nerello Mascalese: affinamento di due anni in bottiglia, è strutturato ed elegante, dotato di una mineralità peculiare che evoca la terra del grande vulcano.

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