Mercoledì 17 Aprile 2024

"Vi racconto l’ultimo sorriso del mio Robin"

La vedova di Williams fa uscire il documentario sul male del divo: "Né depressione, né Parkinson. Il suo cervello si stava disintegrando"" .

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di Silvia Gigli

Il genio della risata, l’attore brillante e poliedrico che aveva conquistato il cuore del pubblico fin dalla sua prima apparizione in tv nel 1978 nei panni dello stralunato alieno di Mork e Mindy era devastato da una malattia rara e incurabile che lo condusse al suicidio, impiccandosi con una cintura fissata alla maniglia della porta chiusa nella camera da letto della sua casa a Paradise Cay, in California. È l’ultima, amara, verità sulla morte prematura di Robin Williams, scomparso l’11 agosto di sei anni fa all’età di 63 anni.

La sua scomparsa lasciò sconcertato il mondo intero. In cerca di un motivo, i media parlarono prima di depressione poi di problemi finanziari. Niente di tutto questo. A condurlo a quel gesto estremo oggi sappiamo che è stata una malattia neurodegenerativa che porta il nome di “demenza a corpi di Lewy”. Un documentario, Robin’s Wish, fa finalmente luce sulla tragica fine dell’amatissimo attore dell’Attimo fuggente, Mrs. Doubtfire, Good Morning Vietnam, Patch Adams, Hook, Risvegli, La leggenda del re pescatore fino all’Oscar vinto con Will Hunting - Genio ribelle, per citare solo alcuni dei suoi numerosissimi successi.

Diretto da Tylor Norwood con la supervisione della vedova di Robin, Susan Schneider Williams, Robin’s Wish uscirà il 1° settembre. Nel film si alternano immagini dello straordinario talento comico e drammatico di Williams e le testimonianze della moglie e degli amici e colleghi che gli sono stati vicini negli ultimi mesi. Racconti che mettono in luce la profonda, umanissima, sofferenza di un uomo che stava vedendo il suo mondo crollare senza capire cosa gli stesse davvero accadendo.

Le prime crisi erano iniziate nel 2013, inizialmente curate come ansia e depressione, infine come morbo di Parkinson. Insonnia, attacchi di panico, paranoia, perdita di memoria, allucinazioni: questi i demoni contro cui l’attore – dal perenne sorriso sullo schermo – ha combattuto finché ne ha avuto la forza, affidandosi, racconta la moglie, ad ogni tipo di specialista e di cura, senza mai perdere la speranza, manifestando sempre un’incrollabile fiducia nella scienza. Ma purtroppo, come spiega con chiarezza nel documentario il dottor Bruce Miller, direttore del Memory and aging center dell’Università della California e neurologo di fama internazionale: "La demenza a corpi di Lewy è una patologia devastante che aumenta ansia e insicurezza e scatena delusioni".

Un tumulto di stati emotivi incontrollabili che Williams stava vivendo proprio mentre girava Una notte al Museo: Il segreto del faraone, 2014, il suo ultimo film. "Sul set era chiaro a tutti che a Robin stava succedendo qualcosa – racconta il regista Shawn Levy nel documentario –. Un giorno mi disse “non so cosa mi stia succedendo, non sono più io”". "Era come se avesse dentro qualcosa che lo stesse consumando", spiega il produttore David E. Kelley. Ma è la moglie, che in questi sei anni di lutto e dolore ha condotto ricerche accuratissime su questa malattia, a spiegare che "quasi ogni area del suo cervello era sotto attacco e ha visto se stesso disintegrarsi".

In un lungo, struggente, articolo scritto per la rivista specializzata Neurology, Susan Schneider Williams ha ripercorso le tappe del calvario dell’attore spiegando che l’autopsia rivelò che "il cervello del marito aveva perso almeno il 40% dei neuroni dopaminergici e che nessuna cellula nervosa cerebrale era libera dai corpi di Lewy presenti in evidenza nel citoplasma".

Il desiderio di Williams, spiega ancora la moglie, sarebbe stato quello di non vedere paura sul volto dei suoi cari dopo la sua morte. Anche per questo il documentario Robin’s Wish è stato fortemente voluto dalla famiglia. "Per me era impossibile comprendere come un uomo che fino a pochi anni prima teneva banco ogni sera a Broadway senza perdere mai una battuta, potesse adesso non riuscire a ricordare nemmeno una frase", ricorda la donna. E l’ultima frase di Robin, la sera prima di uscire definitivamente di scena, fu un dolcissimo "Buonanotte amore mio".

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