Giovedì 25 Aprile 2024

"Verrà la poesia e avrà gli occhi dei bambini"

Alessio Boni, diventato papà nei mesi bui del Coronavirus, torna in scena interpretando Cesare Pavese. "I versi sono la panacea dell’anima" .

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di Claudio Cumani

Gli ha cambiato la vita. Lorenzo, il figlio che ha avuto a 54 anni dalla compagna Nina Verdelli in pieno lockdown, ha portato Alessio Boni in un altro mondo. "È come trovarsi davanti all’infinito – dice l’attore – , vedo negli occhi di mio figlio l’eternità. È una situazione che mi riporta alla mia infanzia e a gesti che avevo dimenticato. Il fatto di essere rimasto con lui nelle lunghe settimane di isolamento è stato splendido". Lorenzo è nato il 22 marzo, mentre tutta Italia stava rintanata in casa. "Mi ha segnato – racconta ancora – il fatto che mentre noi eravamo nel nostro appartamento milanese a giocare con il bambino, fuori ci fosse un silenzio surreale squarciato solo dalle sirene delle ambulanze. Chiamavo ogni giorno i miei parenti a Bergamo ed era un bollettino di guerra. Anch’io ho avuto lutti, ho conosciuto vicende allucinanti. Bisognava esserci, in certi posti, per capire la tragedia. Il Covid ha spaccato davvero l’Italia in due".

Passata l’emergenza, è tornata la normalità. O quasi. Archiviate le polemiche sul video in cui lui interpreta gli ultimi momenti di Geoge Floyd (alcune accuse di irrispettosità lanciate sui social lo hanno indotto settimane fa a ritirarlo da Facebook, dopo aver ribadito che la sua volontà era solo quella "di aumentare l’indignazione verso una morte ingiusta"), Boni ha ripreso a lavorare. Da pochi giorni è sul set de La Compagnia del Cigno 2, la serie di Ivan Cotroneo dove interpreta il temutissimo direttore d’orchestra Luca Marioni, e oggi debutta al Napoli Teatro Festival con uno spettacolo dedicato a Cesare Pavese. "Le riprese delle nuove sei puntate interrotte dall’epidemia – spiega – proseguiranno fino al 7 novembre. Nel frattempo devo rispettare gli impegni che avevo preso questa estate immaginando di essere libero".

Si intitola “L’estate perduta” questa ballata sul poeta delle Langhe a due voci e due strumenti che accede una luce diversa su di lui. Qual è il Pavese che raccontate?

"Ci sforziamo di farlo dialogare con il bambino che c’era in Pavese, al di là delle vicessitudini e delle sofferenze che hanno accompagnato la sua vita. Un bambino che lascia l’eterna estate della campagna per ritrovarsi in una città che lo tradirà e lo ricoprirà di indifferenza. Una ballata di memorie, in cui si sovrappongono l’Italia del dopoguerra e l’America da lui conosciuta soltanto nei libri tradotti. È un modo per mettere in risalto la sua leggiadra autoironia di cui spesso ci dimentichiamo".

Ha tenuto recital su Pasolini e Alda Merini. Perché l’attrae tanto la poesia?

"Perché è una panacea per l’anima, ti senti accolto e ti fa stare bene. La poesia mi rasserena come il sorriso di mio figlio. Viviamo con una spada di Damocle sulla testa, fra impegni, difficoltà economiche, enigmi politici. Eppure basta ascoltare quel minuto in cui una personalità geniale ha riversato la propria vita per riconoscersi e ritrovarsi". Come è andato il rientro al lavoro?

"Bene. Sul set mi sento molto più sicuro che per strada o al bar. Tutti, attori e tecnici, abbiamo fatto test sierologici e tamponi, risultando negativi. I controlli sono costanti. Non so bene cosa farò nei prossimi mesi: qualche proposta c’è ma al momento tutto è in stand by. Vorrei riprende in teatro Don Chisciotte ma non so come e quando sarà possibile".

A proposito della “Compagnia del Cigno”, come si ritrova nei panni del rigoroso maestro Marioni?

"È un personaggio che mi piace: non ha idee sbagliate ma un modo arcigno di comunicarle. Anch’io preferisco chi dice la verità in faccia, magari in modo spigoloso".

È stato protagonista di molte fiction Rai. C’è un ruolo a cui è più legato?

"A tanti, da Walter Chiari a Enrico Piaggio. Ma il mio cuore batte soprattutto per il film di Giordana La meglio gioventù: Matteo Carati resta il mio preferito".

Ha un sogno nel cassetto?

"Una regia cinematografica. L’idea ce l’ho, il tempo no".

Ma lei lavora sempre?

"No, ho un sacco di passioni. L’Atalanta in primo luogo, poi il tiro con l’arco, la bicicletta. Soprattutto sono un viaggiatore curioso. Mi piace sentire attraversare i deserti, sentire respirare la terra".

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