Martedì 23 Aprile 2024

Venga a prendere un caffè in Giappone L’arte di imparare ad amare i rimpianti

I libri di Toshikazu Kawaguchi sono amati in Italia. Tocca ora a Ci vediamo per un caffè, che segue i famosi Finché il caffè è caldo (2015) e Il primo caffè della giornata (2022). In un certo luogo in Giappone, su in montagna, c’è una caffetteria. Ci si entra, ci si accomoda, e si gusta un caffè particolare: se bevuto caldo, ha il potere d’invertire il tempo, di proiettarci all’indietro, di far rivivere l’attimo nel quale la nostra vita ha preso una svolta decisiva, talvolta dolorosa. Alcuni coraggiosamente ci provano, per cogliere il momento che ha segnato la loro esistenza. Ritornati nel presente, nulla cambierà, tutto rimarrà identico. Ma il tuffo nel passato donerà pace, serenità, accettazione del destino.

Quattro i capitoli del libro. C’è il professor Kadokura, che cova il dispiacere di aver trascurato la famiglia per il lavoro. Avrebbe potuto seguire un altro percorso, magari più arricchente? potrà mai rimediare? Oppure c’è Michiko, che vuole ricostruire col padre un rapporto armonioso, messo in crisi dall’incapacità di comunicare. E poi c’è la tenera Hikari, che ha rifiutato la proposta di matrimonio di Yioji. Lui ha sposato un’altra: oggi non c’è più, perché la morte se l’è portato via. Si ricongiungono ora, nel salto a ritroso che Hikari coraggiosamente farà: certo, si perderanno di nuovo, ma lei finalmente avrà conquistato la pace. Che il passato rivisitato possa essere salvifico, lo si sa almeno da Freud in qua. Ma in questi libri delicati e cerimoniosi, conformi all’etichetta nipponica, s’insinua forse una domanda sottile: sono davvero negativi i rimpianti? o non sono forse essi stessi, se rielaborati, a rendere piena e degna la nostra vita?

Giuseppina La Face

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