Mercoledì 24 Aprile 2024

Risolto uno dei misteri del Vasa: c’era una donna a bordo del vascello

La conferma è arrivata grazie a nuove analisi condotte sugli scheletri rimasti sott'acqua per oltre 300 anni

Il vascello Vasa a Stoccolma (Ansa)

Il vascello Vasa a Stoccolma (Ansa)

Le supposizioni degli studiosi erano vere. A bordo del Vasa, il galeone affondato durante il suo viaggio inaugurale, nel 1628, ad appena 120 metri dalla costa di Stoccolma, c'era anche una donna. Lo afferma un'analisi condotta sulle ossa rinvenute nel relitto, ripescato ben 333 anni dopo, e oggi perfettamente conservato dentro al museo Vasa, nella capitale svedese. Da alcuni anni c'erano dubbi sul sesso di uno scheletro, dato che non erano mai stati trovati cromosomi Y, caratteristici degli organismi maschili, nel suo materiale genetico.

La storia del Vasa

La sfortunata vicenda del galeone seicentesco è diventata famosa a livello internazionale. All'epoca, il re Gustavo II Adolfo di Svezia aveva reso complicata la costruzione dell'imbarcazione con una serie di richieste sulla lunghezza e sulla larghezza, incurante delle conseguenze a livello di sicurezza e stabilità della struttura. Nonostante tutto, il 10 agosto 1628 il Vasa issò le vele dal porto di Stoccolma. Poco dopo, una folata di forte vento lo inclinò, facendo entrare acqua nello scafo attraverso i portelli dei cannoni: la nave affondò in un batter d'occhio. Molte delle persone che erano a bordo si salvarono grazie all'intervento di altre barche, per altre, invece, non ci fu nulla da fare.

La prova venuta a galla

Delle circa 130, 150 persone che si ritiene si fossero imbarcate quel 10 agosto 1628, almeno 30 sarebbero annegate nel disastro. Studiando gli scheletri rinvenuti, per molto tempo si è pensato che una delle vittime, nota come G, potesse essere di sesso femminile per via dell'aspetto dell'osso dell'anca. La prova, però, è arrivata solo grazie all'aiuto del laboratorio d'analisi del Dipartimento della difesa statunitense. Collaborando con l'Università di Uppsala, i ricercatori hanno svolto una serie di rilievi sul Dna osseo, applicando delle tecniche innovative che in futuro potrebbero tornare utili nelle indagini forensi oppure per l'identificazione delle vittime anonime. "È molto difficile – ha detto alla stampa Marie Allen, alla guida dello studio - estrarre il Dna da un osso rimasto sul fondo del mare per 333 anni, ma non impossibile".

Una donna tra gli uomini

La notizia del ritrovamento di uno vc è particolare perché, secondo quanto spiegato da Anna Maria Forsberg, una storica del Museo Vasa, le donne non potevano fare parte dell'equipaggio della marina svedese nel XVII secolo, al massimo potevano partecipare a un viaggio come ospiti. Ai marinai, infatti, era permesso portare con sé le mogli se non erano diretti in battaglia o se non dovevano affrontare tratte molto lunghe. "È probabile – ha aggiunto la storica – che questa vittima fosse sposata con un membro dell'equipaggio, e volesse accompagnarlo nel viaggio inaugurale di questa nuova, impressionante nave".

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