In Italia sette milioni di persone non possono permettersi nemmeno una settimana di vacanza lontano da casa. Il dato potrebbe sembrare di scarso significato – in fin dei conti si può vivere anche senza andare al mare – ma va letto in realtà come l'ennesima manifestazione concreta delle diseguaglianze economiche che permeano la società moderna. Per molti le vacanze sono una cosa normale e scontata, per molti altri invece un privilegio inaccessibile. La Confederazione europea dei sindacati ha calcolato che in Europa sono 35 milioni i cittadini per cui un viaggio estivo resta inaccessibile. E le vacanze costituiscono un tabù per il 59,5% delle persone considerate a rischio di povertà, ossia quelle che hanno un reddito inferiore al 60% del reddito medio nazionale. L'Italia è il paese dell'Unione con il più alto numero di persone nella categoria a basso reddito a cui le vacanze sono precluse, 7 milioni appunto, il 71% di coloro che vivono sotto la soglia del rischio povertà. Seguono poi la Spagna con 4,7 milioni di persone, la Germania con 4,3 milioni, la Francia con 3,6 milioni e la Polonia con 3,1 milioni. Guardando invece alle percentuali, è la Grecia il paese con il valore più alto: non può concedersi una vacanza l'88,9% dei cittadini a rischio povertà. Il dato è dell'86,8% in Romania, dell'84,7% in Croazia, del 79,2% a Cipro e del 76,1% in Slovacchia. Nell'ultimo decennio la diseguaglianza "estiva" è cresciuta, piuttosto che diminuita, in sedici stati della UE. "Una vacanza non dovrebbe essere un lusso riservato a pochi", ha detto la segretaria della Confederazione Esther Lynch, "Mentre milioni di lavoratori sono via da casa godendosi il tempo libero insieme alla famiglia e agli amici, milioni non possono permetterselo per via dei salari bassi. L'aumento della disparità nell'accesso alle vacanze mostra che i benefici della crescita economica degli ultimi dieci anni non sono stati ripartiti equamente".
ArchivioVacanze, crescono le diseguaglianze: in Italia 7 milioni non possono permettersele