Mercoledì 24 Aprile 2024

Uomo di Neanderthal: ecco il primo ritratto di famiglia. Lo studio

Quattro di questi individui, trovati nella stessa grotta, erano strettamente imparentati tra loro: un padre con una figlia e forse un cugino e una zia

Nuove scoperte sull'uomo di Neanderthal

Nuove scoperte sull'uomo di Neanderthal

Roma, 19 ottobre 2022 - Il primo ritratto di famiglia dell'uomo di Neanderthal mette in mostra un padre con una figlia adolescente, un giovane che probabilmente era cugino della ragazza e una donna, forse la zia o la nonna. Per la prima volta si riesce a gettare uno sguardo sui nostri cugini di 54mila anni fa e lo si fa grazie a uno studio coordinato dall'Istituto Max Planck e pubblicato su Nature grazie anche alle tecniche premiate quest'anno con il Nobel per la Medicina sviluppate da Svante Paabo e tra gli autori dello studio.

I Neanderthal sono alcuni nei nostri più stretti parenti e con cui abbiamo convissuto fianco a fianco per diverse decine di migliaia di anni ma delle loro organizzazioni sociali sappiamo ancora ben poco. Grazie alle più recenti tecniche di indagine genetica, in particolare quelle riconosciute con il Nobel 2022 per la medicina, è stato ora possibile analizzare il Dna di 13 individui i cui resti sono stati scoperti nelle grotte di Chagyrskaya e Okladnikov, a 100 chilometri dalla grotta di Denisova, in Russia. Questo affascinante risultato è stato raggiunto dagli scienziati del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology e dell'Università di Bologna, che hanno condotto una spedizione nei siti archeologici russi per approfondire la conoscenza relativa alla genetica preistorica. Il team, guidato da Laurits Skov e dal neo premio Nobel per la Medicina Svante Paabo, ha esaminato gli scavi nella Siberia meridionale, una regione considerata molto promettente per la ricerca sul dna antico. Studi precedenti in queste zone hanno rivelato che i Neanderthal e i Denisovani hanno coesistito per centinaia di migliaia di anni, e sono emerse testimonianze di mescolanze genetiche.

Il dna recuperato è di 13 esemplari, sette uomini e sei donne, di cui otto adulti e cinque ragazzi. L'analisi ha rivelato che questo lignaggio sarebbe più vicino ai Neanderthal europei. Il materiale genetico, riportano gli esperti, mostrava eteroplasmie condivise tra individui, ovvero delle varianti genetiche che persistono per un piccolo numeri di generazioni. Questo approccio ha permesso di scoprire un legame di parentela tra un padre e una figlia, e una coppia di parenti di secondo grado, un ragazzo adolescente e probabilmente la zia, la nonna o una cugina.

"La combinazione di eteroplasmie e legami di parentela - afferma Skov - suggerisce che gli abitanti di questa grotta siano vissuti e deceduti nello stesso periodo. Questa scoperta è molto eccitante, perché evidenzia il fatto che probabilmente questi individui erano associati alla stessa comunità sociale. Per la prima volta possiamo usare la genetica per studiare l'organizzazione sociale di una comunità di Neanderthal". Gli autori hanno inoltre scoperto che la diversità genetica risultava piuttosto bassa all'interno del gruppo sociale, coerente con una comunità di 10-20 individui, un valore significativamente inferiore rispetto a quanto osservato in precedenza. Confrontando la diversità genetica sul cromosoma Y, ereditato da padre a figlio, i ricercatori hanno scoperto che la diversita' genetica mitocondriale era molto più alta rispetto a quella del cromosoma Y, il che suggerisce che le comunità di Neanderthal erano principalmente correlate alla migrazione femminile. Nonostante la vicinanza alla grotta di Denisova, gli spostamenti non sembrano aver coinvolto gli uomini di Denisova.

"Questi risultati sorprendenti sull'evoluzione delle migrazioni - commenta Sahra Talamo, unica firma italiana, che ha realizzato datazioni al radiocarbonio di alcuni dei neandertaliani della grotta di Chagyrskaya - devono farci riflettere sul ruolo della donna sin dall'inizio della nostra affascinante storia evolutiva: una donna che è sempre stata dotata della capacità di innovare, di trovare risorse, soluzioni, e di 'fare rete".

"Il nostro lavoro - conclude Benjamin Peter, dell'Istituto Max Planck per l'Antropologia Evolutiva, tra i coordinatori dello studio - fornisce un quadro concreto di come potrebbe essere stata una comunità di Neanderthal. L'insieme di questi elementi ci permette di ricostruire un'immagine molto piu' umana dei Neanderthal".

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