Lunedì 15 Aprile 2024

Perché gli uomini vivono più a lungo degli altri mammiferi?

Uno studio ha scoperto una correlazione fra mutamenti genetici delle cellule e durata della vita. Un indizio che aiuterà a capire perché un essere umano vive più a lungo di un topo o una tigre

I mutamenti somatici delle cellule sono collegati alla durata della vita degli animali

I mutamenti somatici delle cellule sono collegati alla durata della vita degli animali

Quale meccanismo regoli l'invecchiamento degli esseri viventi, e perché alcuni vivano più a lungo di altri, sono quesiti su cui la scienza si interroga da lungo tempo senza essere ancora riuscita a fornire una risposta definitiva. Uno studio del Wellcome Sanger Institute ha scovato un nuovo indizio che potrebbe aiutare a risolvere l'enigma, esaminando il ritmo con cui le mutazioni genetiche delle cellule si accumulano nel corso dell'esistenza. I ricercatori hanno scoperto che gli animali giungono al termine della loro vita con un numero simile di mutamenti genetici, indipendentemente dalle differenze a volte enormi di dimensioni e longevità. Più rapidamente si susseguono, più la durata della vita è breve. Queste mutazioni cosiddette somatiche sono un processo naturale che occorre nelle cellule numerose volte nel corso di un anno; dalle 20 alle 50 volte negli essere umani, ad esempio. Da decenni si suppone che giochino un ruolo nell'invecchiamento, ma fino a tempi recenti era difficile riuscire a studiarle. Oggi l'evoluzione della tecnologia mette invece a disposizione gli strumenti per approfondire questo aspetto. I ricercatori hanno analizzato il DNA di 56 esemplari appartenenti a 16 specie di mammiferi, fra cui appunto l'uomo, la giraffa, la tigre, il leone, il cavallo, il cane e il topo. È emerso che la quantità di mutazioni somatiche delle cellule accumulate nel corso della vita è simile in tutte le specie esaminate e varia al massimo di tre volte. Un fattore relativamente piccolo, se si considera l'entità delle altre differenze: un topo è 40mila volte più piccolo di una giraffa e ha una vita trenta volte più breve di un essere umano. In parole povere, significa che in generale più è rapido il ritmo a cui avvengono le mutazioni, più è breve la durata della vita. L'essere umano ha in media 47 mutazioni all'anno e vive 87 anni, il leone ha 160 mutazioni all'anno e vive vent'anni, il topo 796 mutazioni all'anno e vive tre anni e mezzo. "Trovare uno schema simile di mutamenti genetici in animali tanto diversi l'uno dall'altro come un topo e una tigre è stato sorprendente", dice uno degli autori, Adrian Baez-Ortega, "ma l'aspetto più entusiasmante dello studio è la scoperta che la durata della vita è inversamente proporzionale al tasso di mutazione somatica. Ciò suggerisce che le mutazioni somatiche potrebbero giocare un ruolo nell'invecchiamento, sebbene siano possibili anche altre spiegazioni. Nei prossimi anni sarà affascinante estendere queste ricerche a specie ancora più diverse, come gli insetti o le piante". Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature.

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