Martedì 16 Aprile 2024

Un’inquieta ragazza di borgata nella cupa Roma di De Cataldo

No, Roma non è più quella di una volta. Decisamente no. Non è più quella di Romanzo criminale. Niente più Freddo, Libanese, Dandi, Bufalo e via elencando. Roma è di chi se la piglia perché la geografia criminale è confusa, caotica, sempre inquietante, comunque. E per una come Sharon, detta Sharo, le strade, per lei così intelligente, affascinante, scaltra (ma fino a che punto?) basta poco per scalare le vette del crimine.

Lei per metà è Sharo – vive in periferia, una periferia tosta e dolente, insieme alla madre invalida. E che per l’altra metà è la Svedese – fredda, determinata, furba, dove i soldi girano per fare la bella vita (ma sarà davvero così?) a base di cose proibite, adrenaliniche. Ma chi impara – anche chi impara a fare il criminale di un certo rango – deve avere un maestro, un consigliere. E lei lo trova nel principe, una figura enigmatica. Chissà quanto criminale, chissà quanto filosofica. Il gioco si fa sempre più duro e non bastano le sberle e le intimidazioni. Parla il piombo, la gente muore. Muoiono gli amici, muoiono i nemici. E Sharo – anzi: la Svedese – è sempre più forte.

E dire che era “solo” una ragazza di borgata, decisa a difendere il suo essere donna, dignitosamente donna dalle avances rozze e volgari di tanti maschi assetati di sesso, di sesso malato, di sesso condito da droga e altre schifezze. Ma quando diventi troppo potente, inevitabile, ti attiri invidie, la gente si fa più cattiva di te.

Una Roma cupa, anche troppo, in questo nuovo romanzo di De Cataldo. Un De Cataldo che ci guida per le strade della disperazione con una mano ferma, che lascia poche speranze di redenzione. Specie se la Svedese ha la meglio su Sharo, la quale, invece, vorrebbe nuotare libera e in mare aperto in compagnia dei delfini...

Francesco Ghidetti

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro