Due gatti neri, al di là della scaramanzia, hanno un nome che è tutto un programma, soprattutto se si parla di gialli: Miss Marple e Poirot. Abitano nella libreria di Marzio Montecristo, un passato da maestro di matematica (esperienza chiusa in anticipo e scoprirete perché) e un presente da libraio con alterne fortune. Piergiorgio Pulixi – della nuova generazione del giallo italiano rimane sicuramente il più promettente e il più interessante – crea un altro personaggio e non lo sbaglia. Facile, anche senza ascoltare “Loser“ di Beck, riconoscersi in Montecristo che, detto per inciso, non gliene va dritta una, ma dimostra di aver un certo fiuto invesigativo.
Così quando l’ombra di un serial killer avvolge Cagliari, due poliziotti (agente buono e agente cattivo, maschio e femmina, per la quale il Montecristo ha un evidente debole) si rivolgono a lui e a un’accolita che un giorno alla settimana si ritrova nella sua libreria per discutere di classici del giallo (ovviamente) ribattezzata “gli investigatori del martedì“: c’è una ragazza, un po’ nerd un po’ hacker, un prete, un signore elegante anche se un po’ avanti con l’età e la presidentessa, un’anziana signora, che dopo i primi incontri finisce in una Rsa e si trova a sfidare l’Alzheimer che le strappa non solo i ricordi più belli, ma anche le letture più virtuose.
C’è l’intreccio, anche investigativo, che regge, e una serie di citazioni che non sfuggono al lettore più attento e fedele al genere, anche perché negli incontri della suddetta accolita si passa da Edgar Allan Poe ad Agatha Christie (inevitabilmente). Gli indizi per scovare il serial killer sono pochi e inquietanti: una clessidra e il tempo che scorre rapido in vista di una scelta lancinante. Il giallo funziona perché la soluzione del caso arriverà alla fine, senza un finale scontato. Anzi con quella dose di suspense necessaria per renderlo godibile.
Matteo Massi
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