Un maestro pieno di luce

Lorenzo Sassoli

de Bianchi

Pietro Citati se n’è andato nella sua amata Maremma, a poche centinaia di metri da dove è sepolto Italo Calvino, amico del cuore, sempre ricordato e rimpianto. Insieme a tanti scrittori e poeti Citati ha amato gli alti pini di Roccamare sotto i quali incontrava Carlo Fruttero, Rosita Copioli, Edoardo Albinati, Sandro Veronesi, Piero Boitani, Gian Arturo Ferrari e tanti altri scrittori e poeti che si rivolgevano a lui con la deferenza dovuta a chi ha saputo scavare nella profondità delle più significative vicende umane e letterarie della storia. Da Omero e i classici, fino alla letteratura russa e oltre, per giungere, nel Novecento, agli amatissimi Proust e Kafka la cui biografia è un insostituibile strumento di comprensione pubblicato con enorme successo nel mondo intero.

Tra i contemporanei Citati amava sopra tutti, oltre a Calvino, Emilio Gadda con cui passeggiava per i mercatini romani cercando di cogliere le inflessioni dialettali indispensabili alla scrittura de Il pasticciaccio. Con Federico Fellini, ogni lunedì, andava a cena ed erano serate memorabili in cui entrambi uscivano dal tempo verso teneri e soffici prati di amabilità, in un rapporto che aveva le caratteristiche dell’impudicizia e insieme della pudicizia delicata dell’adolescenza.

Pietro è stato amico del mio cuore, un maestro, con cui si poteva parlare di ogni cosa: letteratura, cinema, aneddoti, ricordi, persone, misteri, demoni, religioni, vita e morte. Se parlava di libri pareva che nessuno vivesse come lui, dentro un libro, se accennava a persone, conosceva tutte le molle che le facevano agire e su qualsiasi cosa lasciava cadere la sua luce estrosa, la sua intelligenza colorata, la sua critica spesso spietata.

Tante volte abbiamo ipotizzato una mostra curata insieme sulla “leggerezza”. Oggi mentre lo ricordo e lo rimpiango sono certo che quella leggerezza Pietro l’ha raggiunta protetto dai pini di Roccamare che ne custodiranno, per sempre, il ricordo.