LORENZO GUADAGNUCCI
Magazine

Tolkien, il mito conteso nella Terra di Mezzo

A Roma la grande mostra sull’autore de “Il Signore degli Anelli“ e “Lo Hobbit“. L’epica fantasy amata dagli hippies ed esaltata dalla destra

Una scena de 'Il signore degli anelli'
Una scena de 'Il signore degli anelli'

Roma, 9 novembre 20223 – Quando l’editore Rusconi, che pure guardava decisamente a destra, portò in Italia negli anni Settanta Il Signore degli Anelli, si sentì in dovere di apporre una fascetta che definiva il capolavoro di J. R. R. Tolkien “la bibbia degli hippies”. E tale in effetti era la grandiosa saga tolkieniana, amatissima dai giovani contestatori d’Oltreoceano, che nel mondo fantastico immaginato dallo scrittore inglese, nei suoi eroici personaggi, nell’idealizzazione della natura e nelle storie “irreali” trovavano un universo alternativo alla società capitalistica del loro tempo, una sponda alla propria affermata diversità. E tuttavia Rusconi dimostrò d’avere fiuto, perché Il Signore degli Anelli sfondò davvero, in termini politici, proprio nel campo della destra, che cominciò presto ad adottare, più che lo scrittore, la mitologia, i personaggi, le proiezioni fantastiche che scaturivano dai suoi romanzi. I quali, peraltro, sono col tempo divenuti fra i libri più letti al mondo dell’intero ’900, a prescindere da qualsiasi implicazione politica: hanno semplicemente affascinato generazioni di lettori, per non parlare dei film (undici Oscar per il kolossal di Peter Jackson), dei fumetti, dei giochi che si sono ispirati all’epica tolkieniana.

È dunque un fatto che almeno in Italia, forse solo in Italia, la porta d’accesso per Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli – i capolavori di Tolkien – non si aprì in una Terra di Mezzo, ma sul lato destro del mileu politico-culturale, prendendo alla sprovvista le casematte culturali e gli intellettuali della sinistra, forse troppo legati al marxismo e al suo materialismo per avvertire il fascino delle avventure senza tempo, o fuori dal tempo storico, immaginate dal geniale scrittore nato in Sudafrica. Toccò quindi al “destro” Rusconi, nel 1970, portare in Italia Il Signore degli Anelli, per quanto si ricordi un tentativo precedente (1967) dell’editore Astrolabio, che pubblicò il primo volume della saga ma si fermò lì, rinunciando ai successivi due, pur annunciati.

L’edizione di Rusconi aveva un’introduzione firmata da un grande intellettuale italiano, Elémire Zolla, filosofo e studioso di mistica e storia delle religioni, considerato portatore di una visione tradizionalista, antimoderna. La ricezione a destra di Tolkien ebbe però un risvolto a suo modo rivoluzionario, visto che ne furono protagonisti gli esponenti più innovatori della galassia neofascista.

Lo ha raccontato uno di loro, Marco Tarchi, fiorentino classe 1952, negli anni Settanta dirigente del Fronte della Gioventù (l’organizzazione giovanile del Movimento sociale), ma anche direttore di riviste eterodosse come La voce della fogna e Diorama, nonché teorico della Nuova Destra, salvo poi essere espulso (nel 1981) dal Msi e diventare docente universitario e accreditato politologo. Ebbene, Tarchi, parlando della nascita nel 1977 dei Campi Hobbit, i raduni “alternativi” dei giovani missini, in un’intervista a Repubblica del 2011 spiegò che i Campi intendevano "offrire a molti giovani militanti un’alternativa alla mentalità e ai rituali nostalgici e perbenisti che imperversavano nel partito" e puntavano anche a "uscire dall’accerchiamento dell’ultrasinistra, di cui si subiva l’egemonia generazionale". Quanto a Tolkien, "il suo mondo fantastico delineava un universo ideale che avversava gli aspetti materialisti e egoisti della società in cui eravamo costretti a vivere".

Da quel tempo tutto è cambiato, e la vecchia-nuova destra è entrata in forze nel Palazzo che per decenni le era stato precluso, ma l’inafferrabile Tolkien non ha smesso di affascinare gli ormai ex giovani missini, nonostante i tentativi compiuti “da sinistra” per sganciare Sauron e Frodo, Gandalf e Arwen, elfi, re e creature varie da simile ipoteca e riportare l’opera di Tolkien – almeno – sul terreno della pura narrativa fantasy. Ci ha provato, fra gli altri, Wu Ming 4, autore di libri come Difendere la Terra di Mezzo e Il fabbro di Oxford.

Tentativo non troppo riuscito, se Giorgia Meloni, in passato nota in rete col nomignolo “Khy-ri, la draghetta di Undernet“, ha scritto nell’autobiografia Io sono Giorgia di ammirare soprattutto Samwise: "Non ha la regalità di Aragorn, la magia di Gandalf, la forza di Gimli o la velocità di Legolas. Senza di lui Frodo non avrebbe mai compiuto la missione". E se Arianna Meloni ha potuto omaggiare il successo elettorale della sorella nel settembre 2022 in puro stile tolkieniano: "Ti accompagnerò sul monte Fato a gettare quell’anello nel fuoco, come Sam con Frodo". Con tanti saluti agli hippies.

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