Lucca Comics, Tim Burton superstar: "Mi sento uno della famiglia Addams"

Il regista presenta 'Mercoledì', la sua prima serie tv. "Ho avuto problemi mentali per metà della vita"

Tim Burton, 64 anni, ieri ospite di Lucca Comics per il lancio europeo di 'Mercoledì'

Tim Burton, 64 anni, ieri ospite di Lucca Comics per il lancio europeo di 'Mercoledì'

Lucca, 1 novembre 2022 - "Ho avuto problemi mentali per metà della mia vita. Mi identifico in Mercoledì, io potevo essere lei". Tim Burton parla con affetto della protagonista della serie Netflix che porta la sua impronta (ha diretto i primi quattro episodi su otto, dando il “tono“ all’opera come produttore esecutivo) e che debutterà in Italia il 23 novembre. In un affollatissimo incontro a Lucca Comics & Games (che ha preceduto l’anteprima europea di ieri sera al Teatro del Giglio) dove si confondevano e si intrecciavano giornalisti e fan per la presentazione della serie Mercoledì . Proprio la primogenita della famiglia Addams è la protagonista della serie. Diventata adolescente, viene iscritta dai genitori alla Nevermore Academy, una scuola per reietti e “mostri“ vari. Per la tenebrosa ragazzina è l’occasione di fare una serie di bizzarri incontri ma anche di iniziare a indagare su inspiegabili omicidi. La serie racconta anche i tentativi di controllare i suoi poteri paranormali e di risolvere il mistero che ha coinvolto i suoi genitori 25 anni prima. Tutto ciò mentre esplora nuove e complicate relazioni alla Nevermore.

"La famiglia Addams – dice Burton – è l’emblema della famiglia strana, come lo sono, in fondo, tutte le famiglie. La maggior parte dei bambini è imbarazzata dai genitori... Immaginatevi avere Morticia come madre, si andrebbe fuori di matto".

A che cosa si è ispirato per realizzare questo lavoro?

"Sono cresciuto leggendo il fumetto e guardando la serie tv, ma è stato soprattutto il fumetto originale a ispirarmi. In particolare per i personaggi di Morticia e di Gomez Addams".

Al centro della vicenda c’è un istituto scolastico per “diversi“ .

"La cosa curiosa è che Mercoledì va in una scuola dove si trova a essere reietta tra i reietti. È quello che ho provato tutta la mia vita, nei confronti della scuola, dei genitori, degli altri. Questo progetto mi corrisponde".

Ma perché la scelta di mandarla a scuola?

"Volevo raccontare non solo la Mercoledì bambina, ma già più ragazzina, il suo rapporto con questo istituto scolastico, con gli insegnanti, con l’andare in terapia".

Mercoledì ha un rapporto conflittuale con i social network.

"Io ho paura di Internet. Ogni volta che vado a cercare qualcosa mi ritrovo in qualche buco nero come video con inquietanti gatti... È uno strumento nato per il bene, ma mi sembra spesso spesso venga utilizzato per il male. Anche qui sono d’accordo con Mercoledì".

Un cast importante (Catherine Zeta Jones è Morticia, Luis Guzmán è Gomez) a partire da una splendida Jenna Ortega nei panni di Mercoledì.

"Senza Jenna non avremmo fatto la serie, se non con grandissima difficoltà. Mercoledì è un personaggio iconico, difficile trovare chi la potesse incarnare. Lei lo fa bene anche attraverso i suoi occhi. Jenna è una persona con molta forza di carattere e riflette il personaggio che è in bianco e nero, ma fa trasparire qualche lato umano, senza tradire la sua essenza".

Non manca un personaggio come Mano

"Volevo dargli una vita più ampia e vissuta, anche per questo è un po’ consunta. Ho cercato di dargli un passato magico, diciamo che può essere il Dustin Hoffman delle mani".

Per lei è stata una esperienza nuova quella di dirigere una serie.

"È stato interessante lavorare a un ritmo diverso, qui c’è una cottura più lenta, è stato molto piacevole. Ho dato la linea generale e gli altri registi l’hanno portata avanti. Il mio primo amore sono i film, e penso, spero, che ci sia ancora spazio per il cinema".

Com’è stata la collaborazione con Danny Elfman per la colonna sonora?

"Abbiamo gusti simili, è un piacere lavorare con lui. Lo considero come un altro personaggio della serie e in fondo la musica è un altro personaggio".