È una tarda serata d’agosto e Diana Spencer, la principessa di Galles, è nell’ascensore del Ritz Hotel di Parigi insieme al suo nuovo compagno, Dodi Al-Fayed. Sono diretti alla macchina con cui il loro autista, Henri Paul, deve portarli all’appartamento in rue Arsène Houssaye per sfuggire agli obiettivi dei paparazzi. Questi, però, non lasciano loro scampo: li inseguono per tutta la città, Henri Paul accelera, la Mercedes Benz imbocca il tunnel sotto Pont de l’Alma e il resto è storia. È il 1997: la sesta stagione di The Crown – i primi cinque episodi disponibili su Netflix da oggi, proprio all’indomani del 75esimo compleanno del re; gli altri cinque arriveranno il 14 dicembre – comincia proprio da qui, dalla morte della principessa Diana (Elizabeth Debicki), un anno dopo il divorzio dal principe Carlo (Dominic West). Coprirà otto anni della storia reale e politica d’Inghilterra, i rapporti di Elisabetta II (Imelda Staunton) con il primo ministro Tony Blair (Bertie Carvel), l’incontro di Kate Middleton (Meg Bellamy) con il principe William (Ed McVey) e l’esperienza del lutto di quest’ultimo con il fratello Harry (Luther Ford), fino al 2005, al matrimonio dell’odierno re, con l’amata di sempre, Camilla Parker Bowles (Olivia Williams), oggi regina consorte.
Per una serie accusata di inesattezze e misinterpretazioni storiche da esperti e fan della corona britannica fin dalla prima stagione – Elisabetta contraria al matrimonio della sorella Margaret con il divorziato Peter Townsend, i tradimenti del principe Filippo, la cospirazione di Carlo per l’abdicazione della madre – non potevano certo mancare controversie per l’ultimo capitolo, dove i fatti rappresentati sono ancora vividi nella memoria collettiva e molti dei protagonisti ancora in vita.
Prima lo scoop del Daily Mail sulle scene in cui il “fantasma“ di Diana appare prima al principe Carlo poi alla regina Elisabetta: l’ennesima mancanza di rispetto nei confronti dei reali, dicono i detrattori di The Crown. Poi l’indignazione per una (presunta) battuta pronunciata dalla principessa durante un dialogo con Dodi Al-Fayed (Khalid Abdalla). Nella supposta scena incriminata, Diana sta ricostruendo l’incontro con Ken Rutherford, fondatore del Landmine Survivors Network, e racconta: "Mi ha detto che ogni sopravvissuto ha la data del giorno in cui ha messo piede sulla mina. Ha detto: “Il mio era il 16 dicembre 1963“. Ho risposto: “Il mio era il 29 luglio 1981, il giorno del mio matrimonio“". Secondo i tabloid, il principe William non guarderà la serie, nauseato dall’uso "strumentale" del nome della madre.
Ventisei anni dopo quel tragico 31 agosto 1997, l’epopea di dissapori tra Windsor prosegue. Harry, dopo il terremoto causato dall’autobiografia Spare, ha aperto uno spiraglio telefonando dagli Usa per augurare al padre un felice compleanno. William, in risposta, ha tagliato via il fratello da una foto di famiglia pubblicata sui social. Questa però non è finzione, è cronaca.
Elettra Bernacchini
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