Giovedì 25 Aprile 2024

Terza liceo 1939: il regime si combatte con l’ironia

Denunciata per uno scherzo dal prof fascista, e condannata, Marcella Olschki fece del suo “caso“ un libro. Amato da Calamandrei

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di Lorenzo Guadagnucci

I regimi autoritari, si sa, non hanno il senso dell’umorismo. Perciò l’idea che balzò in testa alla giovane Marcella all’indomani della Maturità, cioè inviare una cartolina provocatoria al vecchio professore di chimica, un uomo goffo e tronfio che nella temperie fascista aveva costruito il proprio ego, si risolse in un grosso guaio. Addirittura un processo per oltraggio all’autorità. La cartolina raffigurava il penitenziario di Portolongone (oggi Porto Azzurro) all’isola d’Elba, e la neodiplomata pensò bene di cerchiare una cella da ergastolano e scrivere al prof: "Riservato per Voi", con il maiuscolo e il voi a ulteriore beffa.

Potremmo dire: una goliardata, un colpo di maglio di una ragazza esuberante. Peccato che l’altro, oltre che docente, fosse anche ufficiale della Milizia, una camicia nera a tutto tondo, e che avesse preteso dagli studenti d’essere chiamato Signor Professore, e non semplicemente Professore come gli altri colleghi, con la seguente argomentazione: "Io ho la serva e vado in villeggiatura". Non era un uomo pronto allo scherzo, il Signor Professor Fedi, e infatti citò in giudizio la studentessa.

Il processo, per la cronaca, finì con una “esemplare“ condanna in primo grado, al termine di udienze che suscitarono un certo clamore – un docente che denuncia un’allieva! – e furono seguite di persona da studenti e genitori, e una più ragionevole assoluzione in appello quando il calore della cronaca si era ormai assopito. Tutto ciò è raccontato dalla stessa Marcella in un gustoso e a suo modo importante libretto uscito la prima volta nel ’54 (per le Edizioni Avanti!) e subito premiato con il Bagutta opera prima: Terza liceo 1939 riappare ora in libreria, dopo le vecchie riedizioni con Vallecchi e Sellerio, con un nuovo, specialissimo editore; per l’autrice, scomparsa nel 2001, è anche un ideale ritorno a casa. Sì, perché stiamo parlando di Marcella Olschki, nipote di Leo S. Olschki, fondatore nel 1886 a Firenze dell’omonima casa editrice, che appunto ripropone il volumetto, definito a caldo da Piero Calamandrei, nell’intensa introduzione alla prima pubblicazione, "insieme un’opera d’arte e un documento".

Il libro è in effetti una felice scorribanda, scritta con ironia tagliente, fra i personaggi e gli aneddoti di un anno di scuola al Liceo Dante a Firenze. Ne scaturisce, pur nel piglio satirico dell’autrice, un acuto ritratto della scuola fascista e delle sue contraddizioni; emerge soprattutto, e lo notava anche Calamandrei, quanto gli studenti fiorentini fossero indocili, quindi non piegati dalla retorica e dai riti del regime, nonostante i molti anni trascorsi dalla Marcia su Roma.

Il preside, per dirne una, aveva fatto installare in tutte le classi degli altoparlanti, in modo da impartire ordini a voce dal suo ufficio, ignorando però quanti scherzi, lazzi e irrisioni avesse generato la sua trovata militaresca, apprezzata solo dai docenti più allineati e conformisti. Si capisce, dal libro della Olschki, che anche fra i professori figuravano dei refrattari, rimasti insensibili all’indottrinamento fascista.

Valga per tutti l’episodio raccontato su La Nazione da uno di quei docenti, Luigi Maria Personé, alla morte di Marcella nel 2001. Personé, ormai centenario, raccontò d’aver saputo al tempo – nel ’54 – del libro in uscita e di averne letto le bozze, avute chissà come, scorrendo anche le pagine che Marcella gli dedicava, descrivendolo sì affettuosamente ma senza rinunciare al gusto irriverente per la caricatura: "La sua caratteristica più saliente – scriveva Marcella del professor De Pullé (ossia Personé) – era quella di possedere un paio di orecchi formidabili, incredibili, l’esagerazione, la sublimazione della sventola. Essi fungevano da barometro delle sue emozioni e sul colore che assumevano noi regolavamo i nostri movimenti: bello e stabile se tinti in un perlaceo rosa, tempesta se diventavano bianchi o scarlatti".

Ebbene, Personé raccontò su La Nazione che ancora prima dell’uscita del libro gli capitò di incontrare al Teatro della Pergola la ex allieva, la quale aveva saputo delle bozze giunte in mano al professore: "Cercava di nascondersi dietro le colonne per non farsi vedere da me. (...) Marcella non sapeva che caricaturarmi è una letizia, e poi in quella maniera, nell’aristocrazia della caricatura. (...) Le andai incontro. Le sorrisi. Marcella mi guardò disorientata, come se pensasse: sogno o son desta? Era desta. Io – sembrerà inverosimile – le ero grato. Mi sembrava una maniera, sia pure specialissima, di apprezzamento". Il professor Personé aveva il senso dell’umorismo, almeno quanto la sua brillante allieva; e il senso dell’umorismo è un’efficace forma di resistenza all’oppressione.

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