Mercoledì 24 Aprile 2024

Terence Hill compie 80 anni. E continuano a chiamarlo Trinità

Dai western al prete telegenico, un antidoto ai malesseri dell'Italia

Bud Spencer e Terence Hill (foto d'archivio Afp)

Bud Spencer e Terence Hill (foto d'archivio Afp)

Roma, 29 marzo 2019 - Tanti auguri al nostro antidoto. Perché questo, presumibilmente a sua insaputa, è stato e continua a essere Mario Girotti, in arte Terence Hill. Un antidoto contro i malesseri e le crisi di identità della società italiana. Cui ha saputo regalare, tra sorrisi e riflessioni, tra finti cazzotti e televisive investigazioni, piccoli attimi di sollievo. Terence Hill compie 80 anni e viene voglia di fermarsi per mandargli un grazie collettivo. In un Paese abituato a scannarsi su tutto, dal calcio alla politica, persino sull’innocuo verdetto del canterino Festival di Sanremo, beh, non deve essere stato semplice conquistare una popolarità trasversale e ancora più difficile deve essere stato mantenerla. Lo storico partner di Bud Spencer ha questo di bello e di buono: aggrega, unisce, si rende credibile come italiano in cui a chiunque è possibile riconoscersi.

L'antidoto, dicevo. Proviamo a pensarci, cioè a ripensarci, a quell’alba fradicia di violenza che fu il post Sessantotto. Cominciavano gli anni di piombo. Un periodo angoscioso, zeppo di inquietudini. Lasciamo perdere la sociologia da quattro palle un soldo, per carità. Ma forse non fu un caso se il genere "western e fagioli" prese a riempire le sale cinematografiche in quell’epoca lì. Lo chiamavano Trinità, il film della consacrazione, è del 1970: era un piccolo capolavoro di allegria, le pistole sparavano, ma tu in platea sospiravi rassicurato, non era violenza vera, ridevi con Terence e con Bud per sentirti lontano da quello che ti aspettava fuori. Sulla combinazione felicissima tra Girotti e Carlo Pedersoli (cognome autentico di Spencer, all’anagrafe) sono state scritte righe su righe, anche tesi di laurea. Qui conviene rammentare che a rendere spettacolare l’intesa artistica era essenzialmente l’intesa umana: negli sguardi che si scambiavano sul set, Mario e Carlo ci mettevano la complicità di una amicizia non dettata dalle esigenze di copione. Ed erano così bravi da sedurre famiglie intere: nella fase della contestazione totale, nell’era in cui anche a tavola scoppiavano discussioni furibonde sui modi di vivere, insomma, Trinità e Bambino avevano il pregio di riconciliare figli e genitori. Facevano ridere, con le sparatorie comiche e le risse da burla, ergo non meritavano elogi. L’eterna dannata contrapposizione tra popolo e intellettuali di corte: niente di nuovo sotto il sole, avrebbe grugnito SpencerBambino calandosi il cappellaccio sugli occhi e poi lasciando a Terence il volante della Dune Buggy in Altrimenti ci arrabbiamo. Non si è arrabbiato, Mario Girotti. Nei suoi ottant’anni da antidoto ha sorvolato le convulsioni di una nazione, forse ricordando che giovanissimo aveva recitato per Luchino Visconti, sul set del Gattopardo. Questo per dire che il valore attoriale di un italiano speciale non è in discussione.

Italiano, già. L’antidoto ha funzionato anche quando, smessi i panni dell’autoironico eroe da taverna, Terence Hill ha inventato una serie tv clamorosamente in controtendenza. Senza entrare nel merito, in questo Paese le chiese si stanno svuotando, la secolarizzazione ha vinto. Eppure, dal remoto 2000, da quando ignoravamo l’esistenza di Matteo Renzi, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, post moderna Trinità del potere vacuo, dal 2000, dicevo, Don Matteo spopola sugli schermi di Rai 1. Dieci edizioni, un pubblico fedelissimo, un successo infragenerazionale. Una volta un buontempone ha attribuito al Papa una battuta che ovviamente Francesco non ha mai pronunciato, ma è troppo bella per ignorarla: se gli italiani andassero a Messa come si mettono a guardare Terence Hill vestito da prete, beh, potrei proclamarmi contento... E anche qui torna l’ottantenne in funzione di antidoto. Mario Girotti recita benissimo la parte del reverendo saggio che trasforma l’intuizione in buoni consigli: sotto sotto è il sacerdote che ci piacerebbe incontrare, quando avvertiamo l’esigenza di parlare con qualcuno che ci possa confortare. Un artista ha compiuto la sua missione quando ha saputo rendersi credibile in ruoli diversi, senza perdere un’oncia di genuinità e senza rinunciare alla leggerezza nobile come tratto distintivo. Buon compleanno, Terence Hill-TrinitàDon Matteo. E grazie, si capisce.

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