Martedì 16 Aprile 2024

Tenente Sheridan, il caso "Amore" è tuo

RaiPlay rende omaggio al mitico investigatore con quattro avventure “perdute” del 1984. L’ultima indagine è sull’animo umano

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Roma, 18 febbraio 2021 - "Eccomi qui, dodici anni dopo. Cammino sulle mie gambe: ho la pelle dura. Ma addio polizia, certezze e stipendio fisso. Mi sono messo in proprio anche se non si vede l’ombra di un cliente". Ezy Sheridan è tornato. Il tenente della sezione omicidi di San Francisco, ferito gravemente da una revolverata, è diventato un occhio privato. Il tempo è passato. Ha i capelli ingrigiti. È stanco, pensieroso, crepuscolare: un Philip Marlowe in disarmo. L’ufficio anonimo, i lampi di un neon, il whisky sulla scrivania, l’eterna sigaretta. E appeso all’attaccapanni c’è l’impermeabile bianco: la sua uniforme, il suo distintivo. Sfoglia un album di ritagli: è stato un uomo da prima pagina, fino al colpo di pistola nel petto. Il pubblico lo dava per spacciato, invece è risalito a galla. Ferito nell’anima ma non arreso.

Come si fa a spiegare ai più giovani chi era (chi è) il tenente Sheridan? Creato dal trio Casacci, Ciambricco e Rossi, negli anni ‘60 ha tenuto inchiodati al video milioni di italiani. Modi spicci, voce profonda, fiuto. Un poliziotto americano made in Italy. Interpretato da un attore vero come il suo personaggio: Ubaldo Lay, romano, protagonista della radio, del teatro e della tivù, fulminato nel 1984 da un’emorragia cerebrale. Aveva 67 anni. Due mesi prima la Rai aveva trasmesso la sua ultima avventura, dopo un oblio inspiegabile. RaiPlay ora colma il vuoto, riproponendo quell’inchiesta così particolare: Indagine sui sentimenti. Quattro puntate, regia di Claudio Sestieri, che valgono una riscoperta. Lay-Sheridan aveva fatto irruzione sullo schermo nel ‘59 con Giallo Club, lui e il trench che gli sarebbe rimasto addosso.

Una casa di carte – la serie delle Donne – l’avrebbe consacrato tra il ’65 e il ‘72: fiori, quadri, cuori e picche, quattro assassini e quattro enigmi. Una rivoltellata l’aveva messo fuori gioco. Era sparito, morto e sepolto nel cono d’ombra. Invece no. Si torna così al 1984, alla porta a vetri con la scritta detective. Stereotipi e uno sconsolante senso di abbandono. Ma squilla il telefono in bachelite nera.

È la Rai che gli offre un lavoro: indagare sui sentimenti. Passioni, emozioni. Le ha incrociate tante volte nella sua professione: amore, invidia, gelosia, dolore, avidità. Rovistare nei meandri di un delitto è come esplorare l’animo umano. Nicchia. Pensa di non essere più adatto. Poi accetta l’incarico: 40 dollari al giorno più le spese. E comincia. Un amico l’assiste nel viaggio, lo trova al bancone del bar. Si chiama Ruggero Orlando (e anche qui è dura spiegare ai più giovani che razza di giornalista sia stato): "Hai lavorato sul dannato materiale umano per tutta la vita – lo incita – hai esperienza, hai analizzato certi fenomeni in condizioni estreme. Un poliziotto può fare meglio del reporter".

Sheridan-Lay, che nella realtà era laureato in legge con tesi sull’antropologia criminale, consulta in biblioteca le pagine di Aristotele, Cartesio, Hobbes, soprattutto Darwin. Che cosa sono i sentimenti, è la grande domanda. "Una scatola vuota – ragiona l’investigatore – che ciascuno riempie? O c’è un senso generale? Esistono delle invarianti accanto alle radici storiche, psicologiche, biologiche?". Bussa alla porta dell’etologo e del biologo, poi a quella del sociologo Sabino Acquaviva. Interroga l’antropologo Antonino Colajanni. Segue una pista: "Chi ama esprime un bisogno istintivo. Poi subentra la cultura: parlare impedisce di capirsi".

Come ogni detective, ha un informatore. Il sociologo Alberto Abruzzese, che finirà accoltellato alla schiena, lo conduce in un cinema porno e nelle illusioni di Cinecittà. Incontra Comencini mentre gira Cuore e poi Vittorio Storaro. Raccoglie indizi. Passa alla moviola Wanda Osiris, un giovanissimo Sergio Castellitto e Nanni Moretti alle prese con i rapporti di coppia in Ecce bombo. Si scontra con un futuro che è già oggi: "Può un robot provare emozioni?", interroga.

Cammina confuso tra la gente. Pensieri nel buio. "Uomo solo che passi ogni notte guardando nel vuoto, anche tu come me hai nel cuore un nome di donna e nascondi un segreto", canta nella sigla di chiusura Nini Rosso. Sheridan è troppo vecchio per le imboscate dei sentimenti. Telefona alla Rai: "Non è un lavoro per me, restituisco l’anticipo". La dissolvenza incornicia un libro sulla scrivania: Triste solitario y final di Osvaldo Soriano. Almeno questo, i più giovani dovrebbero sapere che cos’è.

 

 

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