Mercoledì 24 Aprile 2024

Tassoni, ribelle e guascone. Ma non col suo canonico-editor

Nel carteggio il rapporto remissivo del poeta con Barisoni che doveva pubblicare il libro e voleva essere inserito come personaggio.

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di Roberto Barbolini

A leggere del suo carattere rissoso e un po’ guascone lo si immaginerebbe intento a maneggiare con eguale perizia la penna e la spada. E in effetti Alessandro Tassoni (1565-1635), l’autore della Secchia rapita, era un tipo da prendere con le molle, capace di far bastonare di santa ragione un frate perché l’aveva offeso definendolo "cigno segoso da porcile". Ma anche un lupo rischia di trasformarsi in agnello quando è alle prese con il proprio editor. Soprattutto se costui, per ironia del destino, è insieme un consulente letterario e un censore in nome della morale della Santa Inquisizione.

Capolavoro del genere eroicomico, nella Secchia rapita il mondo dell’epica cavalleresca tracolla in una grottesca contesa di campanile fra modenesi e bolognesi per il possesso d’una "infelice e vil secchia di legno" attorno alla quale si scatena una guerra che coinvolge perfino gli dèi dell’Olimpo.

Croce e delizia dello scrittore modenese durante la stesura del poema che gli avrebbe dato la fama, fu il canonico padovano Albertino Barisoni. Per più di dieci anni, dal 27 giugno 1615 al 12 dicembre 1626, i due furono in stretto contatto epistolare. Lo testimonia la recente riscoperta d’un fascicolo contenente le 74 lettere originali della corrispondenza fra i due, acquisite da un privato che forse le metterà all’asta. "Finora erano note soltanto in copia" spiega l’italianista Maria Cristina Cabani, autrice assieme al collega Andrea Lazzarini d’uno studio molto puntuale intitolato Tassoni - Il carteggio ritrovato. "Quello che più colpisce nell’epistolario è il rapporto di collaborazione che si crea fra i due interlocutori. Tassoni s’è rivolto a Barisoni accarezzando l’idea di poter stampare il suo poema a Padova anziché a Modena, dove troverebbe difficoltà. A sua volta Barisoni vuole essere inserito come personaggio nella Secchia, ma il duello comico riservato al suo alterego Valirone da Tassoni non lo soddisfa". Il facinoroso poeta modenese si mostra a volte fin troppo remissivo, ma in altri casi eccolo sfoderare di nuovo il suo spiritaccio altezzoso e ribelle: "Insomma, se non le va così, questo passo se lo riscriva lei, che poi glielo rivedo io".

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