Ormai anche i sassi sanno che esistono le influencer, la più famosa di tutte è Chiara Ferragni: non tutti sanno però che esiste una nicchia di "influenzatrici" digitali che sono costruite al computer e modellate in modo da sembrare vere, pur non essendolo. Ed è qui che si inserisce la storia di Sylvia, la più sorprendente di tutte: nata a maggio del 2020, ha debuttato online su Instagram il 4 luglio, all'età di trent'anni, ed è morta settimana scorsa a 80 primavere compiute. Sylvia è stata al centro di un interessantissimo esperimento scientifico compiuto per analizzare le frontiere dello storytelling digitale e per ribaltare deliberatamente la logica che sta dietro alle influencer virtuali, cioè che non invecchiano mai. A gestire l'intera operazione è stato Ziv Schneider, ricercatore presso la Columbia University di New York, all'interno del Brown Institute for Media Innovation. Il suo progetto, che ha anche una valenza artistica, è stato presentato nel corso della DocLab Competition 2020.
Le influencer virtuali non invecchiano
Con le parole di Ziv Schneider, pronunciate nel corso di un'intervista pubblicata sul magazine Variety: "Il mio obiettivo principale era analizzare il design delle influencer virtuali e come l'aumento del loro numero in Rete possa modificare il modo in cui percepiamo i nostri corpi, il nostro invecchiare e la nostra stessa esperienza come esseri umani". La caratteristica principale di queste creazioni digitali è che sono giovani, carine e non invecchiano di un giorno. Uno degli esempi dai quali è partito Schneider è quello di Lil Miquela, una diciannovenne (per sempre diciannovenne) di sangue misto brasiliano e statunitense, che è arrivata su Instagram nel 2016 ed è diventata un autentico fenomeno: 2,8 milioni di follower, contratti di sponsorizzazione per Prada e Calvin Klein, persino un singolo musicale all'attivo. Lil Miquela non nasconde di essere virtuale, nessuna influencer di questo tipo lo fa, ma ciò non impedisce loro di avere successo e di generare entrate economiche. Una delle loro caratteristiche vincenti, sostiene Schneider, è appunto che non invecchiano. E possiamo farci un'idea di quanto conti questo dettaglio se pensiamo agli sforzi compiuti dalle controparti in carne e ossa per sembrare sempre delle ventenni. O, per contro, a quanto è eccezionale il caso di Chiara Ferragni, sempre lei, che può permettersi di superare i trent'anni e diventare mamma senza perdere appeal presso le giovanissime e i giovanissimi.
Vita e morte di Sylvia
Ziv Schneider ha costruito Sylvia come vengono costruite molte altre influencer virtuali: programmi di grafica 3D per curarne l'aspetto e una intelligenza artificiale che, a partire da modelli derivati da vere influencer, genera i testi che accompagnano le immagini e anche le riposte agli input dei follower. Frasi fra le quali Schneider sceglieva le più adatte a esser pubblicate. Insomma, un procedimento in tutto e per tutto simile a quello che sta dietro altre testimonial di questo tipo, con la differenza che lentamente, e poi in modo sempre più evidente, Sylvia ha iniziato a invecchiare. Nel frattempo ha "fatto esperienza" di molte cose che accadono a una donna nel cyberspazio: ci sono stati uomini che hanno dichiarato il loro amore e anche una tredicenne che le ha chiesto consigli come comportarsi con i ragazzi. Inevitabilmente, alla fine è morta: il post con il quale la sua "famiglia" ha annunciato la dipartita è stato commentato in modo sentito: molti si sono detti intristiti, altri le hanno augurato di riposare in pace. Nessuno è stato ingannato sulla natura virtuale di Sylvia, ma in qualche modo la finzione (come accade con un romanzo, oppure un film) ha prodotto reazioni autentiche. Nel frattempo, Schneider continua a studiare le nuove frontiere dello storytelling e a interrogarsi sull'impatto reale del mondo virtuale. Sta anche scrivendo un saggio che tiri le fila del suo esperimento con Sylvia, ma che deve ancora essere concluso.
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