Mercoledì 24 Aprile 2024

Venezia 75, Guadagnino con 'Suspiria' porta la paura al Lido

Primo film italiano in concorso alla Mostra del cinema. La pellicola è un remake-omaggio a quella omonima del 1977 diretta da Dario Argento

Luca Guadagnino con il cast di 'Suspiria' (Ansa)

Luca Guadagnino con il cast di 'Suspiria' (Ansa)

Venezia, 1 settembre 2018 - Fa paura il primo film italiano in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Luca Guadagnino presenta oggi il suo 'Suspiria', remake-omaggio all'omonimo horror del 1977 di Dario Argento. Ad accompagnare il regista al Lido il cast (internazionale) con l'attrice feticcio Tilda Swinton, Dakota Johnson, Mia Goth e Chloe Grace Moretz. 

"Noi tutti adoriamo Dario Argento", dice in conferenza stampa Luca Guadagnino. "Suspiria è un film sul terribile del femminile e sui rapporti personali. Mi hanno influenzato al 100% le figure femminili di Fassbinder", confessa spiegando di aver guardato al "maestro della crudeltà" tedesco che "ha creato grandissime figure femminili, tormentate, mai risolte, ma mai sconfitte, mai schiacciate".

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Per Tilda Swinton è stato come essere a casa. "Conosco Luca da tanto tempo è tra gli amici più cari, siamo quasi parenti - dice -. Lavorare con lui è una fortuna incredibile. Quando sai che la persona vicina a te è interessata come te a fare il meglio puoi stare tranquillo". E anche per Mia Goth l'esperienza è stata positiva.

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Ambientata nella Germania degli anni '70, la pellicola rispetta la struttura originale del film di Argento anche se il taglio politico è più accentuato, avvalendosi della colonna sonora firmata da Thom York, leader dei Radiohead. La storia racconta della ballerina americana (Dakota Johnson) che decide di iscriversi in un'accademia di danza per poi rendersi conto che la fondatrice dell'istituto (Tilda Swinton) è una strega che utilizza l'istituto come copertura per lo studio delle scienze occulte. 

"Amo moltissimo il mezzo espressivo della danza e per me è stato un grande piacere avere avuto a fianco un bravissimo coreografo come Damien Jalet - spiega ancora Guadagnino -. Volevo che la danza non fosse un orpello ma permettesse di essere usato come linguaggio di trascendenza e di magia".

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