Venerdì 19 Aprile 2024

Storia, passeggiate e tradizioni locali Itinerari alla scoperta dei segreti di Trieste

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di Franca Ferri

Piazza Unità d’Italia si apre, magnifica, sul Golfo: ed è il centro, il cuore pulsante di Trieste, dove tutti i percorsi turistici più noti partono e arrivano. Città di mare, di frontiera, mitteleuropea, ricchissima di storia e cultura, Trieste va scoperta però anche oltre la ’cartolina’ che la rappresenta. Una delle esperienze immancabili è quella dei caffè storici, con le loro atmosfere d’altri tempi perfettamente integrate nella vita quotidiana. Il più famoso è il Caffè degli Specchi, in piazza Unità d’Italia, dove al caffè, in ogni declinazione, viene abbinato un bicchierino di cioccolato: caldo d’inverno, freddo in estate. Bar o caffè storico che sia, ricordate sempre che in questa città per un caffè in tazzina, bisogna ordinare un ’nero’; ’nero B’ se in bicchiere, mentre il ’capo’ è un macchiato in tazzina.

Fra il centro città e il Castello di Miramare, c’è il Porto Vecchio, oggi uno dei più importanti esempi di recupero industriale in Europa. Costruito per volontà dell’Impero Austro-ungarico tra il 1868 e il 1887, nel Porto Vecchio sono ancora visibili anche se non più funzionanti le strutture portuali, i magazzini, gli hangar, la centrale idrodinamica (già restaurata). L’operazione di recupero sta trasformando l’area in grande polo di attrazione, con spazi espositivi come il Magazzino 26 che racchiude in sè tutto il fascino post-industriale: mattoni a vista, pavimenti in legno o cemento, travi in ferro, putrelle e colonne in ghisa con capitelli corinzi. Una atmosfera che si ritrova anche in un altro luogo meno noto al grande pubblico, nel Civico Museo di Guerra per la Pace ’Diego de Henriquez’: una impressionate collezione con decine di migliaia di oggetti, armi, fotografie, diari, libri manifesti, carte geografiche relativi sia alla prima che alla seconda guerra mondiale. (La collezione de Henriquez è diventata di proprietà del Comune di Trieste, che l’ha acquisita dagli eredi, nel 1983).

Vale anche la pena di avventrarsi fuori dalla città, in due diverse direzioni: verso Opicina e verso il confine sloveno a est. Nel primo caso, il percorso ’obbligato’ è la strada Napoleonica o Vicentina: cinque chilometri di ghiaia, da percorrere a piedi o in bicicletta, che collegano Opicina con Prosecco. Un percorso nel verde e nella natura, da cui si possono ammirare scorci bellissimi, sulla città e sul golfo. Dall’altra parte, in Val Rosandra, è davvero suggestiva la pista ciclopedonale Giordano Cottur) che, partendo da Trieste, arriva fino a Erpelle (Hrpelje) in Slovenia. Il percorso si snoda nell’altopiano carsico seguendo il tracciato di una vecchia ferrovia a scartamento ridotto, poi dismessa, e porta letteralmente, a pochi metri dal confine: è una bella escursione di qualche ora, da fare anche con biciclette assistite a noleggio.

Altra esperienza da non perdere sull’altopiano carsico,è pranzare in una ’osmize’, casa privata dove assaggiare i piatti tipici a chilomentro zero, realizzati dai proprietari stessi della osmize: insaccati di maiale e uova sode accompagnati da vitigni tipici del Carso sono il Terrano (rosso), la Vitovska e la Malvasia (bianchi), verdure, prodotti sottolio e sottaceti, olive, dolci.

E dal 5 all’8 maggio la città ospiterà “Link Festival del Giornalismo“, nona edizione con focus sulla guerra in Ucraina raccontata in diretta dalla Fincantieri Newsroom (piazza Unità d’Italia). Tra gli ospiti la direttrice della Nazione, Agnese Pini.

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