Storia e qualità. Lamole di Lamole. Il bio è emozione

di Marina Santin

Quando si parla di grandi vini, la mente corre subito alla Toscana, ai territori del Chianti Classico, tra Firenze e Siena. Ed è qui che, a Lamole, si trova la ’Tenuta Lamole di Lamole’, protagonista nel panorama della produzione vinicola con etichette che sono l’espressione dei terroir cui appartengono. Ma non solo. Lamole di Lamole (Greve in Chianti, Siena) ha fatto della sostenibilità il suo fiore all’occhiello.

Fin dal 2005 ha iniziato un percorso di riconversione al biologico dei terreni che ha trasformato la tenuta in un baluardo di custodia del territorio. Inoltre, dagli anni ’90, ha avviato un progetto per la ricostruzione degli antichi terrazzamenti, il ripristino delle tecniche tradizionali di lavorazione del suolo e la difesa della biodiversità dell’intera area.

Una volta recuperato il paesaggio e riportata alla luce la struttura agricola originaria ha iniziato una progressiva sostituzione dei prodotti di sintesi con compost organico (derivato dalle potature e dai raspi della vendemmia) e induttori di resistenza naturali quali propoli, alghe, aloe e olio di arancio.

"Tutto questo, assieme ad un incremento delle ore di lavorazione manuale in vigneto, ha permesso alle viti di diventare più resilienti, in grado di affrontare - senza aiuti esterni - la sfida dei parassiti, dei funghi, e quella del clima sempre più estremo che si è registrato negli ultimi anni", spiega Andrea Daldin, enologo della cantina dal 1993, che ha seguito l’intero percorso di riconversione al biologico. Tutta la gamma dei vini oggi è ufficialmente certificata biologica con l’inserimento in etichetta del contrassegno rilasciato dal Mipaaf, un traguardo che premia le buone pratiche portate avanti con determinazione in questi anni.

Esempio ne siano, il Chianti Classico Gran Selezione Docg ’Vigna Grospoli’ annata 2018, la storica e pluripremiata Gran Selezione ’Vigneto di Campolungo’ e Lareale Chianti Classico Docg Riserva, un vino austero e raffinato, dal carattere schietto, veritiero e al tempo stesso regale, interpretazione impeccabile delle caratteristiche peculiari e originali della sua zona di provenienza, l’areale di Lamole.

"La Gran Selezione e la certificazione biologica, concludono un primo ciclo di grande lavoro in questo angolo meraviglioso di Toscana – spiega Gaetano Marzotto, presidente di Santa Margherita Gruppo Vinicolo, cui appartiene la tenuta – Il nostro è stato un ’amore a prima vista’: questi vigneti, questo borgo diffuso e scarsamente popolato, questi retaggi di un passato di coltivazione della vite e dell’olivo che risalgono agli antichi Romani, questi boschi e il profumo del giaggiolo, ci hanno convinto ’at the first sight’".

"Siamo arrivati in Toscana, però, con profondo rispetto – continua Marzotto –: per la natura, per gli uomini, per la tradizione di questo territorio. Il nostro primo imperativo è stato quello di restituire alla bellezza del Chianti Classico questa tenuta. Volevamo il meglio e posso dire che abbiamo ottenuto il meglio: nei vigneti, in cantina, nell’accoglienza che qui abbiamo avviato e, soprattutto, nel calice".

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