Venerdì 19 Aprile 2024

Storia d’Italia con delitto "Maledetti quegli anni ’70"

Nel nuovo romanzo dello scrittore fiorentino torna il commissario Bordelli "Non amo il genere giallo in sé: racconto un passato che ho visto in diretta"

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di Francesco Ghidetti

Torna Marco Vichi. Torna il suo Franco Bordelli, il commissario Bordelli. Alle prese con un delitto orrendo. Un giallo (Un caso maledetto, Guanda) che forse non è tale. Ma qualcosa di più. Vediamo di capirlo con l’autore.

Bordelli sta per andare in pensione. Dobbiamo allarmarci? Ci va davvero?

"Certo che va in pensione, ma non smetterà di raccontarmi storie davanti al caminetto, con un bicchiere di vino dei Balzini (che esiste davvero)".

“Vivo di illusioni da quando sono nato, mi va bene così”, dice il nostro eroe. Constatazione amara o serena considerazione?

"Più che serena. A guidare la nostra vita è l’immaginario, e se ne siamo consapevoli possiamo vivere con meno sofferenza".

La trama ‘gialla’ c’è tutta. Però, non pare un romanzo di genere. C’è molto sentimento e tantissima Firenze.

"Non ho nessun interesse per il genere giallo in sé, per le indagini, gli intrecci, i colpi di scena legati al genere, vengo da altre passioni letterarie, e anche in questi “pseudo-polizieschi” mi porto dietro quello che mi piace: raccontare storie, e dunque l’uomo. Come lettore e anche come scribacchino, approvo le parole del grande Silone: “Quello che solo conta in ogni opera letteraria sono ovviamente le vicende della vita interiore dei personaggi“".

La memoria è elemento essenziale per legittimare il presente di Bordelli, in questo caso il 1970. Ma il rimpianto non sembra prevalere. Vero? Falso?

"Vero. Franco Bordelli è un uomo intelligente (più di me), e curioso (quanto me): la curiosità guarda in avanti, ma non per questo smette di voltarsi indietro, anche perché il passato non è una pietra sulla quale si incidono i vissuti, ma una materia in trasformazione, dunque oggetto di grande curiosità".

Come sempre, molti riferimenti storici. La strategia della tensione in primo luogo (dal neofascismo a Pasolini). Voluti oppure impossibile farne a meno dato l’anno in cui è ambientato il romanzo?

"Quelle cose, mentre scrivo, saltano dentro le pagine da sole. È davvero strano e emozionante ritrovarmi a raccontare momenti della storia italiana che ho vissuto in diretta, e che non avrei mai immaginato di poter rivivere scrivendo".

Cita Alba de Céspedes. Era considerata una scrittrice di “letteratura femminile”…

"No no, dalla fine degli anni ’30 agli anni ’70 era famosa e apprezzata, poi, chissà come mai, è stata spinta via, dimenticata. Trovo che sia una scrittrice magnifica, degna di stare tra i grandi del Novecento. Il suo “istinto narrativo” le dà la capacità di raccontare con leggerezza ogni profondità dell’uomo".

La copertina è di Giancarlo Caligaris, si intravede “La Nazione”...

"Quella de “La Nazione” che si intravede sotto il braccio del commissario è un’invenzione di Caligaris, che ha divertito tutti".

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