Stato Sociale: "Passata la crisi, il futuro è sexy"

La band, con un nuovo album, confessa: "Dopo il secondo Sanremo stavamo per scioglierci. Volevano le hit, ma noi preferiamo l’impegno"

Lo Stato Sociale

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Ha iniziato a tesserne le lodi già col titolo del suo ultimo giro di concerti “L’atteso tour di anteprima di un disco bellissimo”, ma ora che Sexy stupido futuro è su tutte le piattaforme Lo Stato Sociale non ha remore a raccontarlo come la terapeutica via d’uscita dalle difficoltà incontrate dopo il secondo Festival di Sanremo, nel 2021. Quello di una Combat pop che solo Lodo Guenzi, ammette il quintetto bolognese, avrebbe voluto risparmiarsi. Nel 2018 erano arrivati secondi con il brano Una vita in vacanza immediatamente diventato un tormentone; nel 2021 si classificano tredicesimi.

"Volevano le hit. Volevano i concerti negli stadi. Volevano un’altra vita in vacanza. Volevano un altro primo posto in radio. Volevano un Sanremo ogni due anni. Volevano un tormentone dell’estate", hanno scritto su Instagram. "Ma noi non siamo una macchina da guerra. Non siamo un asset di mercato. Non siamo tagliati per il successo. Siamo cinque amici che a momenti facevano a botte, pur di ricordarsi che non è una gara, essere felici. Volevano così tante cose che non siamo che abbiamo quasi scordato chi siamo. Un Sanremo per cambiarlo per sempre e un altro per ricordarci che non è casa. E un disco dopo sei anni, senza singoli, e con una trafila di amici, per ricordarci chi siamo, chi eravamo, e chi saremo. Una band che ha un popolo, non un target di pubblico".

Sexy stupido futuro, con le sue 11 nuove tracce tra testi evocativi come La musica degli sfigati, Anche i ricchi muoiono, Pompa il debito, Fottuti per sempre, impreziosite da amici come Cimini, Drefgold, Mobrici, Naska, Vasco Brondi, è figlio di questo stato d’animo. "Il tempo m’è caduto addosso dopo un concerto, quando una ragazza di vent’anni mi ha chiesto di autografarle una maglietta dandomi del lei", ammette Guenzi, 36 anni, reduce dal set di La quattordicesima domenica del tempo ordinario, il nuovo film di Pupi Avati appena uscito nelle sale. La fan "mi aveva elevato da “giovane promessa“ a “venerato maestro”, scatenando in me – continua Lodo – l’ansia di veder precipitare anzitempo la mia vita nella terza fase ipotizzata da Arbasino in una sua celebre frase, quella del “solito str**zo“". Campanello d’allarme che ha spinto la band a guardarsi dentro, e a ritrovarsi.

"Dopo quel nostro secondo Festival siamo arrivati vicini a scioglierci", butta là Alberto “Bebo” Guidetti e gli altri precisano. "Siamo sempre stati degli outsider e ritrovarci in un sistema ha provocato dei cortocircuiti, così abbiamo provato a riconquistare la compattezza perduta. Da qui inizia il secondo tempo della nostra vita artistica, con un disco che racchiude politico e sentimentale, intimo e sociale, stupido, sexy, futuro". Mettendo all’indice disuguaglianze, razzismo, intolleranza, sessismo, guasti del capitalismo, diritti violati, Lo Stato Sociale sembra voler tornare a parlare con la sua lingua più autentica, quella degli inizi. Ora la parola passa ai fan.

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