Stasera si recita (a teatro) la fisica quantistica

Gabriella Greison porta in scena il paradosso del gatto di Schrödinger: "Racconta l’inquietudine sociale e l’irrequietezza esistenziale"

La fisica Gabriella Greison, 45 anni, in uno dei suoi spettacoli a teatro

La fisica Gabriella Greison, 45 anni, in uno dei suoi spettacoli a teatro

Stasera il debutto in streaming del nuovo spettacolo teatrale di Gabriella Greison tratto dal suo libro di successo Ucciderò il gatto di Schrödinger. Poi bestseller, divulgatori in tv e prese in giro tv dei divulgatori... Insomma italiani popolo di santi, navigatori e appassionati di fisica quantistica. Gabriella Greison, perché?

"Perché la fisica quantistica racconta tante cose che possono essere usate come metafora dell’inquietudine sociale e dell’irrequietezza esistenziale. L’ambivalenza, il fatto che si può essere due cose opposte allo stesso tempo: la fisica quantistica dice che la realtà è finzione, che non c’è differenza tra materia e antimateria, fra l’uomo e il suo alter ego e questi sono concetti che possono essere colti da chiunque, come l’esperimento mentale del gatto di Schrödinger. Un conto però è studiarli e divulgarli seriamente, un altro prendere concetti a casaccio per improvvisarsi santoni, veggenti, astrologi. Fenomeno che preoccupa la comunità scientifica e che va smascherato".

Come ha trasformato il suo libro in teatro?

"Nel romanzo racconto di Alice a 28 anni, l’età in cui si fanno scelte definitive. All’inizio Alice è bloccata. Io uso la vita di una persona per comprendere meglio la fisica quantistica: la vita è fatta di momenti di disperazione e di rinascita, avvallamenti e picchi, e li utilizzo entrambi. Alice risolve il problema del rapporto con la madre violenta e il problema di non trovare l’amore tramite un reticolo di cultura che lei stessa costruisce, e la salva. Il reticolo di cultura che è utile, che serve, è dato dalla ricerca della vicinanza a persone che ti fanno crescere ed elevare: è questo il significato del libro. La mia protagonista risolve il problema del rapporto con la madre grazie a un gruppo di femministe, e l’amore lo trova inaspettatamente quando finalmente si apre, si rilassa, guarda positivamente al domani. All’inizio è attanagliata dalle angosce sull’immortalità, dal non riuscire a pensare al domani in maniera positiva".

Poi però arrivano in sogno ad aiutarla i suoi amati fisici: Schrödinger, Einstein. Ma anche la diva scienziata Hedy Lamar...

"Tutti personaggi che incontra e a cui chiede il significato della vita. Nello spettacolo c’è l’elevazione di Alice, la sua espansione verso il futuro. Finché è bloccata, Alice passa le giornate vestita con la tuta di Kill Bill, ossessionata dal gatto di Schrödinger poiché sente che gli opposti che prima convivevano in lei smettono di esistere entrambi. Uccidere il gatto significa liberarsi dal paradosso, smettere di tenere un piede sia di qua sia di là. Al compimento dell’elevazione, alla fine dello spettacolo, Alice si toglierà la tuta e si metterà un abito in cui si vedrà finalmente bella. E sentirsi bella fuori e dentro le permetterà di smettere con le sue corse al cimitero per andare a salutare la tomba di Schrödinger, e trovare l’amore".

E lei, Gabriella, l’amore?

"Ha presente Agatha Christie, quei libri in cui lo scrittore scrive una cosa e poi quella cosa avviene nella vita? A me è successo esattamente così. Per scrivere di Alice mi ero iscritta a Tinder: ho incontrato una sola persona, e mi sono fidanzata. Io non ero innamorata da un anno, capito? Ho conosciuto questa persona normalissima, e ora siamo innamoratissimi. Cioè è nato quello che non mi aspettavo, mi sono elevata io stessa tramite le mie stesse parole".

C’è un monito nel libro: "paura dell’enormità del possibile". Bisogna averla o no?

"Non bisogna avere paura dell’enormità del possibile: è questa la chiave, perché le possibilità a cui puoi attingere per vivere, non solo per sopravvivere, sono immense e se tu le cerchi nell’immensità, nell’infinito, le trovi. Però devi essere aperta, positiva e accompagnata dai buoni valori, altrimenti vivi in un mondo piccolissimo: come quello in cui esiste solo il Covid. Io di parlare solo di Covid non ne potevo più, avevo bisogno di andare oltre, di provare l’enormità del possibile che sentivo ci stava sfuggendo. E la fisica quantistica aiuta. Ti appoggia nei momenti più tremendi".

Il suo romanzo mescola scienza ed emozione, fisica e umanità. A Schrödinger fa dire: "Il vuoto, l’energia, è l’indistinzione tra corpo e anima". La fisica quantistica si occupa dell’anima?

"L’emozionalità è ciò che ho cercato nel lockdown: tutti, dinnanzi al tempo fermo, abbiamo fatto i conti con noi stessi e i nostri ricordi. La trascendenza? Certo che c’è: i padri fondatori della fisica quantistica erano dei grandi filosofi".

E delle loro teorie ne parlavano i giornali, e la gente faceva il tifo...

"Sì. Divisi in fazioni: Einstein e Schrödinger da una parte, Heisenberg, Bohr e quelli di Copenaghen dall’altra. Il mio spettacolo è la risposta a Copenaghen di Freyen: io tifo Schrödinger".

Con l’intelligenza artificiale dove arriveremo?

"In un mondo migliore: robot che vivono con noi e provano emozioni, teletrasporto. Elimineremo tutti i lavori faticosi e ripetitivi dell’uomo e ci sarà una grande gioia collettiva".

Quando?

"Non molto. Fra trent’anni".

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