Gli squali sono essenziali per guarire ecosistemi marini danneggiati

Un nuovo studio evidenzia che i predatori contribuiscono al benessere delle praterie di alghe

Uno squalo tigre

Uno squalo tigre

Roma, 22 marzo 2021 - Gli scienziati già sanno che l'equilibrio di un ecosistema dipende dalla salute di ogni elemento che ne fa parte, predatori compresi: una nuova conferma giunge grazie a uno studio pubblicato sul Journal of Animal Ecology e nel quale si legge che la diminuzione del numero degli squali, "combinata con eventi climatici estremi, può amplificare l'impatto negativo dei cambiamenti climatici".  

Squali e praterie di alghe

La ricerca ha coinvolto studiosi della Florida International University, della University of Washington e della Deakin University in Australia. Gli scienziati hanno potuto approfittare di una situazione eccezionale, causata da un'ondata di caldo avvenuta nel 2011 e che ha distrutto un quarto di una delle praterie di alghe più vaste e ricche di biodiversità della Baia degli squali, a due passi dalla costa dell'Australia Occidentale (utilizziamo qui il termine "alghe" al posto del più preciso, e tecnico, fanerogame). L'assenza di cibo ha spinto gli erbivori dugonghi e le onnivore tartarughe a spostarsi in altre zone, in cerca di praterie non danneggiate: questa situazione ha regalato un'occasione senza precedenti per un esperimento scientifico.  

Un contributo alla resilienza dell'ecosistema

Il team guidato da Robert J. Nowicki, primo firmatario dello studio, ha selezionato una piccola porzione danneggiata della Baia degli squali, dove stavano ricrescendo ceppi di fanerogame in una varietà maggiormente resistente all'acqua calda. Basandosi su una stima relativa al tasso medio di pascolo dei dugonghi, alcuni subacquei hanno utilizzato delle cazzuole per mimare l'azione prodotta dagli erbivori sull'erba marina. In estrema sintesi, l'esperimento ha evidenziato che l'assenza di predatori, e in particolare dello squalo tigre, si traduce in un banchetto indiscriminato da parte dei dugonghi e nella conseguente impossibilità del fanerogame di crescere tanto da diventare parte integrante di un ecosistema più vasto rispetto a quello di squali, dugonghi e tartarughe. Dunque, se gli squali della baia "scomparissero per magia, o fossero oggetto di una pesca incontrollata", dice Nowicki, allora un evento climatico estremo avrebbe potenzialmente conseguenze permanenti, perché verrebbe a mancare un contrappeso naturale all'azione degli animali acquatici erbivori. Lo studio, insomma, "dimostra che proteggere i predatori e mantenere queste relazioni tra specie può effettivamente contribuire alla resilienza dell'ecosistema nel caso di eventi climatici estremi".