
Marilyn Monroe in uno degli scatti definiti più iconici, risalenti alla notte tra il 15 e il 16 settembre 1954
Ponchia
Sapere aspettare, se è il caso anche morire. E poi aspettare ancora. La gloria senza sbavature ha i suoi tempi, spesso è postuma. Marilyn Monroe aveva solo 36 anni quando se ne andò la notte fra il 4 e 5 agosto del 1962. Leggendaria ma con riserva, la Fox all’inizio trovò addirittura il coraggio di licenziarla in quanto poco fotogenica. Riuscì a farsi venerare dal basso, quelli in alto continuarono a considerarla una "stupida bionda" indegna di una nomination all’Oscar, per quel che vale. Restò intrappolata dentro una combinazione fatale di carattere, circostanze e incontri sbagliati. Era bella, intelligente, piena di umorismo e brava, ma lasciò vincere l’ansia sociale e la ruminazione, il perfezionismo ossessivo e la dipendenza dai farmaci.
Il primo giugno del prossimo anno avrebbe compiuto 100 anni. E oggi l’Academy ci ripensa dedicandole una mostra che lascerà il segno più di una statuetta dorata: a Los Angeles, nel suo museo. Riderà come una pazza, dicono che passare dall’altra parte tolga il risentimento. Nel frattempo sono state rivalutate le sue doti imprenditoriali, il suo femminismo involontario e anche i suoi film. Fenomenale riscatto per chi a poche settimane dalla morte chiedeva di essere considerata solo un essere umano.