
Massimo Lopez e Tullio Solenghi si raccontano.
Si può essere amici per sempre…
"Noi eravamo amici già prima di cominciare a lavorare insieme. Ognuno di noi aveva già una sua personale storia teatrale, quando poi abbiamo scoperto di condividere uno stesso modo di vedere le cose. E adesso abitiamo pure nello stesso condominio", confidano Massimo Lopez e Tullio Solenghi, pronti ad attraversare l’Italia con il loro nuovo show, Dove eravamo rimasti, scritto con Giorgio Cappozzo e prodotto da International music and arts. Il debutto ufficiale stasera (venerdì 10) al teatro Comunale di Ferrara, poi un tour di settanta date in 25 piazze: dal 16 al 19 novembre saranno al teatro Duse di Bologna, a Natale e Capodanno al Manzoni di Milano, poi dal 5 al 7 gennaio al Verdi di Firenze. E in febbraio al Bonci di Cesena dove nel 1987 nacque Allacciate le cinture di sicurezza, storico spettacolo del Trio.
Già, dove eravate rimasti?
Solenghi: "Al nostro spettacolo precedente che ha raggiunto quasi 300 repliche. Con un percorso spezzato dal Covid. Ci piace ritrovare la bella festa in sala con il nostro pubblico, raccontando una storia nuova".
E cosa ci proporrete?
Lopez: "Il nostro marchio e lo stile sono gli stessi: una sorta di varietà, un mix di sketch, brani musicali (con la Jazz Company diretta dal maestro Gabriele Comeglio) e contributi video. Io interpreterò Vittorio Sgarbi in una lectio magistralis sull’arte e naturalmente mi scontrerò con Tullio, poi ci saranno anche un dialogo fra Sergio Mattarella e Papa Francesco, un omaggio all’avanspettacolo e naturalmente un ricordo di Anna...".
Solenghi: "...che è sempre sul palco con noi".
Il Trio nacque nel 1982, ormai più di 40 anni fa. Come è cambiata la comicità da allora?
Solenghi: "È diventata molto più epidermica, alla “mordi e fuggi“. Allora in tv si poteva ancora proporre una comicità di situazione che è quasi scomparsa: oggi serve la battuta fulminante per accattivarsi l’attenzione in un nanosecondo".
Lopez: "Quando realizzavamo i nostri interventi televisivi, i tempi erano molto più dilatati e si manteneva una matrice teatrale: in tv gli sketch potevano durare anche un quarto d’ora, ma oggi sarebbe quasi impensabile, già con tre minuti si è al limite. Con l’avvento della rete, dei social e di TikTok, anche la comicità è divenuta uno spillo di pochi secondi e via".
E il politicamente corretto è una limitazione?
Solenghi: "Sinceramente penso di no: ritengo che ci sia ancora una discreta libertà per chi vuole affrontare una satira politica o di costume. Gli obiettivi della comicità restano gli stessi, ma è cambiato il modulo comico".
Tullio, qual è il pregio principale di Massimo?
"Mi piace tantissimo la sua “marzianità“ che lo rende sempre originale. Anche dopo tanti anni, i suoi commenti e le sue battute riescono ancora a sorprendermi e a farmi ridere. È un suo dono".
E Massimo cosa apprezza di Tullio?
"Lui è più che un assicuratore, per me è un rassicuratore. È quello che tiene il filo del mio palloncino per non farmi scappare".
Ma ce l’avrete un difetto...
Lopez: "Tullio non ha mai sopportato che io fossi costantemente in ritardo. All’epoca del Trio, arrivavo sempre una decina di minuti dopo e trovavo qualsiasi giustificazione. Anzi, anche quando sarei stato in orario, facevo di tutto per “prendere“ qualche minuto in più. Oggi in realtà a volte in ritardo è lui. Chissà se è una specie di vendetta – ride –. Ci scambiamo i ruoli, come sul palco".
Anna fra qualche giorno avrebbe compiuto 70 anni. Che ricordo ne portate con voi?
"Lei era la più meticolosa di noi tre, una perfezionista e una simpatica rompiscatole. E non si accontentava mai di ogni idea, anche di quelle che proponeva lei stessa, voleva sempre fare ancora meglio. Noi sentiamo di averla sempre accanto, come allora".
Ricordate una serata particolare del Trio?
"Uno dei nostri spettacoli più surreali avvenne al teatro Sistina di Roma. In quinta fila erano seduti alcuni spettatori indiani, con tanto di turbante, e accanto a loro c’era un interprete che traduceva loro le battute. Per cui gli spettatori italiani ridevano subito, poi arrivavano a scoppio ritardato le risate di questi signori indiani. Era come un doppiaggio fuori sincrono".
In questi mesi andrete da Aosta a Palermo, siete amati ovunque…
Solenghi: "Forse perché noi stessi abbiamo fatto l’unità d’Italia. Io sono genovese, Massimo napoletano, Anna era umbra. Una specie di tricolore".
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