Martedì 16 Aprile 2024

Spadolini al governo. E l’Italia si scoprì laica

Quarant’anni fa il primo presidente del Consiglio non democristiano. Una stagione difficile tra lotta al terrorismo, P2 e crisi economica

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di Cosimo

Ceccuti

Quarant’anni fa, il 28 giugno 1981, nasceva il primo governo a guida non democristiana nella storia della Repubblica, affidato dal presidente Sandro Pertini a Giovanni Spadolini, degretario del Partito Repubblicano, che contava solo sul 3% del voto degli italiani. Il governo poggiava su una solida maggioranza per la prima volta pentapartita (DC-PSI-PSDI-PRI-PLI) e nasceva in modo eccezionale per le condizioni di grave difficoltà in cui si trovava il Paese. L’inizio dell’alternanza a Palazzo Chigi avveniva sull’onda dello scandalo sollevato dalle liste degli iscritti alla Loggia massonica P2 di Licio Gelli, un centro di potere occulto cui erano “affiliate” personalità di primo piano nella vita pubblica e privata del Paese.

Spadolini rappresentava il cambiamento: entrato in politica nel 1972 dopo una intensa attività giornalistica (aveva diretto, fra l’altro, per tredici anni Il Resto del Carlino), presentandosi alle Camere, parlò di governo delle quattro emergenze: la questione morale, la lotta al terrorismo, la crisi economica, la crisi internazionale. La questione morale fu affrontata con lo scioglimento della P2 ed una trasparenza nella gestione della cosa pubblica che consentisse di recuperare la credibilità dei cittadini nella classe politica: la “casa di vetro”, nel linguaggio stesso del presidente del Consiglio.

La lotta al terrorismo, fondata sulla linea della fermezza nei confronti delle Brigate Rosse, isolate nella pubblica opinione e prive del riconoscimento di valenza politica, segnò un’inversione di rotta con il “ritorno” dello Stato, a cominciare dalla liberazione del generale americano Dozier, avvenuta nel gennaio del 1982 per merito dei reparti speciali di polizia.

La legge sui pentiti consentì poi di infrangere la compattezza dell’organizzazione terroristica. La crisi economica fu avviata a soluzione attraverso la politica ispirata dal Governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi, assai vicino a Spadolini.

Sostegno agli investimenti e all’occupazione, confronto costruttivo fra le parti sociali, lotta all’evasione fiscale: furono i capisaldi decisivi per l’inversione di tendenza. Il tasso d’inflazione, che nel giugno del 1981 superava il 20%, si ridusse in pochi mesi al 16%.

L’Italia ritrovò un suo ruolo internazionale, Atlantico e filo-occidentale: risalgono ad allora la prima missione di pace dei nostri militari nel Libano, e l’intesa con il Cancelliere Helmuth Schmidt per l’installazione dei missili in Germania Occidentale e in Sicilia, quale deterrente alla minacciosa superiorità dell’Unione Sovietica venutasi a creare sul teatro europeo.

Alla guida di due successivi ministeri, Spadolini rimase a Palazzo Chigi fino al novembre del 1982, allorché si dimise per i crescenti dissidi in seno alla maggioranza in materia economica.

Sei mesi più tardi gli elettori avrebbero premiato il “buon Governo” dell’uomo delle istituzioni, in grado di anteporre gli interessi nazionali a quelli di parte.

Il partito Repubblicano superò ampiamente in parlamento il 5%, massimo conseguito nella sua storia più che secolare, ben oltre il 4,4% della Costituente.

Diffusa fu la popolarità del Capo del governo fra la gente comune. Soprattutto come scrisse Indro Montanelli, perché "quando Spadolini ti passa accanto lascia dietro di sé il profumo di pulito dei lenzuoli lavati col sapone di Marsiglia".

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