Mercoledì 24 Aprile 2024

Sotto il vestito etica e sostenibilità Piccoli trucchi di moda “giusta“

Sotto il vestito etica e sostenibilità  Piccoli trucchi di moda “giusta“

Sotto il vestito etica e sostenibilità Piccoli trucchi di moda “giusta“

Una moda giusta è possibile? O continueremo ancora a lungo ad essere schiavi di un fast fashion sempre più pericoloso e a basso costo, invitante e perverso al tempo stesso? Quando è nata, oltre 15 anni fa, la moda fast a basso costo è parsa un sogno. Adesso si è trasformato in un incubo. Dai salari bassissimi e le condizioni di semischiavitù della manodopera, alla distruzione del reso o in roghi o in container spediti in Africa. Ne parla, in modo succinto e con termini chiari, la giornalista spagnola Marta D. Riezu nel suo La moda giusta. Un invito a vestire in modo etico.

Come uscire da questo intrigante e malefico gorgo? Informandoci, leggendo le etichette, dubitando, chiedendo informazioni e, soprattutto, tornando all’artigianato. Meno abiti nell’armadio, maggiore qualità e durata del vestito, contatto fisico e umano con chi l’ha cucito su misura per te, scegliendo la stoffa, apportando modifiche. E così il calzolaio, il maglificio che vende on line ma non nasconde niente della propria filiera produttiva e usa solo filati di giacenza o riciclati. E poi riscoprire il vintage, far girare gli abiti, recuperare il gusto dell’originalità, dell’oggetto fatto a mano che avrai solo tu.

"Non esiste la marca perfetta – scrive Riezu – non esiste materia prima che non presenti inconvenienti. Ma quando una marca lavora bene ci sono tanti modi per sostenerla e non tutti passano attraverso un esborso di denaro. Io, per esempio, alcune le seguo sui social e interagiscono con i loro profili elogiandole e invitandole a fare bene. Può sembrare poco ma una parola di sostegno spesso ha un gran valore. Spesso mi innamoro di capi che non posso permettermi ma continuo a parlarne finché, magari, non trovo un accordo con l’artigiano per pagare a rate. Con le grandi marche o il fast fashion non potrebbe capitare. Con l’artigiano sì perché lo conosci, si fida, è una persona. E poi l’artigianato è umanesimo, non dimentichiamolo". Già, non dimentichiamolo.

Silvia Gigli

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