Venerdì 19 Aprile 2024

"Sos musei, più personale o chiudiamo"

Il grido d’allarme del direttore degli Uffizi Eike Schmidt: "Boom di visite, ma non riusciamo a dare risposte all’altezza. Serve più autonomia"

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di Olga Mugnaini

I numeri sono da record, nel bene e nel male. Bene per i visitatori, malissimo per il personale. Mentre porta a casa un luglio con 430mila ingressi, e il week end di Ferragosto con 43mila turisti, il direttore della Galleria degli Uffizi, Eike Schmidt, lancia un appello al governo che verrà: "O arrivano rinforzi per la pianta organica, o qui si rischia di chiudere". E ciò quando lui, in linea con gli altri grandi musei internazionali, si sta preparando ad aprire il portone degli Uffizi anche il lunedì, cercando di abbattere uno dei tabù più inespugnabili del nostro Paese.

Direttore Schmidt, la situazione è così pesante?

"Sì. Nel momento in cui abbiamo recuperato il gap dei due anni di pandemia, e persino superato i visitatori del 2019, ci troviamo con una grave carenza delle risorse umane. Basti dire che alle Gallerie degli Uffizi dal 2013 al 2022 sono andati in pensione 166 addetti a fronte di 34 nuovi ingressi, compresi i 15 vigilanti vincitori di concorso che arriveranno a Firenze a settembre. E ciò quando invece dovremmo fare di tutto per accompagnare questa straordinaria crescita, questo rinnovato e articolato interesse per i nostri musei, con la richiesta di nuovi servizi e l’arrivo di pubblici sempre diversi, a cui vogliamo e dobbiamo offrire iniziative e nuovi modi di fruizione".

Da cosa dipendono questi numeri ridotti all’osso?

"Da una tiiforma, quella di Franceschini, straordinaria in molte cose ma con un limite: i grandi musei hanno l’autonomia gestionale ma le piante organiche sono rimaste di pertinenza dell’amministrazione centrale e noi direttori manager su questo fronte non abbiamo potere di intervento. Per questo credo che quella delle risorse umane sia la sfida più grande che si troverà ad affrontare il nuovo governo sul versante della cultura".

Lei parla di rischio chiusura, ma in verità lei vorrebbe aprire di più.

"Certo, se avessi personale potrei prolungare l’orario anche fino alle 8 di sera, e iniziare ad aprire almeno il lunedì pomeriggio. Saremmo un po’ più simili ai grandi musei internazionali, che si possono permettere di stare aperti sette giorni su sette. I vantaggi sarebbero enormi: il pubblico potrebbe visitare di più e meglio le sale, gli incassi crescerebbero e faremmo un favore a tutta l’economia del territorio".

Quali sono i settori più scoperti, ricordando che nella sua gestione rientrano anche il Giardino di Boboli e Palazzo Pitti?

"Mancano un po’ tutte le figure professionali, a cominciare dai custodi. Ma per far vivere un museo servono tecnici, restauratori, storici dell’arte, archeologi, personale amministrativo, avvocati. Teniamo conto che l’offerta museale non è più quella di una volta: abbiamo programmi per i bambini, per le famiglie, laboratori e iniziative di ogni tipo, che vanno sempre tutte esaurite. Se avessimo il personale, potremmo soddisfare tante più richieste".

Le è dispiaciuto tenere chiusi gli Uffizi per Ferragosto?

"Molto, ma non avevo personale e cadeva di lunedì, che è il nostro giorno di riposo. Sono contento del fatto che almeno le persone hanno approfittato per visitare gli altri musei aperti. A Boboli è andata benissimo".

Lei cosa suggerirebbe per risolvere il problema?

"Si potrebbero pensare soluzioni di co-gestione delle risorse umane fra la realtà locale e quella centrale. Ma ci possono essere molte alternative. Intanto sarebbe un aiuto riavere i lavoratori di Ales, la società “Arte lavoro e servizi“ di proprietà del ministero. Ricordiamoci che avere più personale significa stare più aperti, con grandi vantaggi sotto il profilo culturale ma anche degli incassi".

Ad esempio, quanto incassa in un giorno?

"Nel 2019, il nostro miglior anno per adesso, abbiamo avuto una media di centomila euro al giorno, per un totale di 34 milioni".

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