Giovedì 18 Aprile 2024

Sorrentino, The new Pope: "Morto un Papa, ne faccio una serie tv"

Arriva su Sky la serie del premio Oscar. "I grandi della Chiesa? Sono ironici"

John Malkovich è "The new Pope" (Ansa)

John Malkovich è "The new Pope" (Ansa)

Roma, 6 gennaio 2020 - Pio XIII è in coma. Si era sentito male mentre recitava la messa di Natale a piazza San Marco, a Venezia. Nel 2016 si era conclusa così la serie Sky firmata da Paolo Sorrentino, The Young Pope, con Jude Law protagonista, venduta in 140 Paesi. All’inizio della nuova serie lo ritroviamo ancora in coma, idolatrato da folle di fedeli in preghiera per lui. Si riprenderà, ma soltanto al settimo dei nove episodi di The New Pope, la nuova serie firmata sempre dal regista premio Oscar de La Grande bellezza, in onda dal 10 gennaio su Sky Atlantic e in streaming su Now Tv.

Nel frattempo un nuovo Papa arriverà a San Pietro. Anzi, due. Il Segretario di Stato Angelo Voiello (Silvio Orlando), fa convergere i voti su un francescano da lui ritenuto manovrabile ma questi, una volta divenuto Papa con il nome di Francesco II, inizia a spogliare la Chiesa da tutte le sue ricchezze per darle ai poveri. Eliminato in fretta questo scomodo Pontefice, è un nobile inglese, un dandy dagli occhi bistrati, sir John Brannox, interpretato da John Malkovich, a diventare Papa con il nome di Giovanni Paolo III. 

Sorrentino, non vuole che si dica che è un sequel. Però, lo è. O no?

"In parte lo è, perché comincia dove finisce la prima serie, ma poi si muove in libertà".

Perché far eleggere un nuovo Papa mentre il precedente non è ancora morto?

"Mi sembrava interessante lasciare Pio XIII in coma, in questa condizione misteriosa e sospesa, e in questo modo insinuare inquietudine nell’animo del Papa in carica, tormentato dall’idea che se l’altro si risvegliasse verrebbe forse destituito".

Francesco II ricorda un po’ papa Bergoglio un po’ papa Albino Luciani, Giovanni Paolo I, morto dopo solo 33 giorni di pontificato?

"Non ricorda Bergoglio. Si tratta semplicemente di un Papa che prende alla lettera l’insegnamento di San Francesco d’Assisi e per quanto riguarda papa Luciani, lo ricorda solo per un dato temporale, perché è durato poco. Peraltro, avendo letto un po’ di cose sull’argomento, sono fermamente convinto che sia morto per cause naturali. Si è fatta molta dietrologia ma non c’era stato nessun complotto".

È un racconto irriverente della Chiesa e dei Papi.

"Per niente. Direi che è, a volte, sdrammatizzante, giocoso. E parte da un dato reale. Quando sono andato a documentarmi sui cardinali, sulle figure importanti della Chiesa, la prima cosa che mi hanno detto è stata, guarda, sono molto ironici. La maggior parte di loro sono persone che sanno essere leggere, che fanno battute come tutti noi. Io non volevo essere in alcun modo né irriverente né provocatorio né trasgressivo. È stato già ampiamente fatto. Anzi, per molti anni c’è stato un unico modo di raccontare il Vaticano, un modo irriverente. È un gioco un po’ datato prendere in giro un luogo che è serio. Ed è un gioco che a me non interessa".

Reazioni, pressioni o commenti dal Vaticano?

"No, non mi è mai arrivato niente. Ed è giusto che sia così, perché hanno cose ben più importanti di cui occuparsi".

Come è avvenuta la scelta di Malkovich?

"È molto bravo ed è un attore iconico. E il Papa è una figura iconica. In più Malkovich è un uomo dall’aspetto molto rassicurante, appare come una persona saggia ma anche ambigua, e queste sono tutte caratteristiche che potevano convivere nel personaggio che avevo in mente". 

In “The New Pope” quanto spazio hanno le paure di oggi?

"Tra tutte, la paura dell’integralismo, dell’intolleranza, e non riferita solo all’islamismo. Nella serie si affronta l’eventualità di un fondamentalismo cattolico e quello che esso potrebbe comportare, perché anche se se ne parla poco, esiste il pericolo anche di questo fondamentalismo".  

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