Sorrentino sconfitto e felice: "Non avevo chance"

Il regista: "Ho fallito nelle migliori condizioni e poi ho portato mio figlio a vedere un concerto. “Drive My Car“ è bellissimo, meritava la statuetta"

Migration

di Beatrice Bertuccioli

Felpa grigia, tazza in mano e aria stropicciata di chi si è appena svegliato dopo una lunga, intensa nottata, Paolo Sorrentino parla nella serata di ieri via Zoom da Los Angeles, dove è mattino.

Sorrentino, un po’ deluso per la mancata vittoria del suo È stata la mano di Dio?

"C’è una bellissima frase di Robert Louis Stevenson che dice, “il nostro compito non è riuscire ma fallire nelle migliori condizioni di spirito possibili“. E io fallisco nelle migliori condizioni e quindi non sono deluso. Sono molto contento di essere arrivato in cinquina. Il mio era un piccolo film che ha fatto molto di più di quello che si poteva immaginare e quindi sono felicissimo. Avevo capito perfettamente da qualche mese che non c’era possibilità di vittoria perché conosco la procedura di entusiasmo intorno a un film, avendola già vissuta con La grande bellezza e l’ho vista questa volta per Drive My Car, un film bellissimo che meritava di vincere. Comunque qui tutti vivono giustamente la cinquina come una vittoria perché ha una ricaduta sul lavoro dei registi e dei produttori, assicurando maggiore libertà nel progetto successivo".

Dopo la cerimonia ha comunque festeggiato?

"Ho portato mio figlio a una festa e lì ho fatto molto tardi ascoltando un gruppo che io non conoscevo e che mio figlio voleva ascoltare".

La guerra in Ucraina pesava sull’atmosfera della cerimonia?

"Uno sta nel gioco e gioca, ma certo non era il momento ideale per andare agli Oscar, almeno per me. Qui, negli Stati Uniti, si sente meno perché poi la percezione della guerra è anche legata alle distanze. Io, però, da europeo, la avverto molto di più. È un po’ imbarazzante mentre c’è una guerra andare a una cosa giocosa, ma la vita va così. Per questo io e gli altri avevamo la coccarda azzurra, mi sembrava il minimo che si potesse fare. Certamente sono contro la guerra, mi sembra superata dalla storia, però non sono in grado di fare analisi politiche. Posso a mala pena parlare di cinema".

Com’è rimasto vedendo Will Smith che dava uno schiaffo in diretta tv a Chris Rock?

"In quel momento avevo scovato, cosa rara per Los Angeles, un delizioso angoletto dove fumare e stavo fumando. Quindi quello schiaffo non l’ho proprio visto. Però mi faccio i fatti miei, ognuno dà gli schiaffi che vuole, non bisogna intervenire nelle questioni altrui".

Quanto pesa il politicamente corretto sugli Oscar e in generale sul cinema americano?

"Non lo so. È ovvio che il politicamente corretto per la libertà e l’espressione artistica è un po’ un fardello. L’arte migliore nasce da un intento di scorrettezza".

Rispetto a otto anni fa, dopo la pandemia, come ha trovato cambiata la cerimonia degli Oscar?

"Mi sembra che sia tutto meno efficace, meno attrattivo. Non so se è per la pandemia o per altro. Ci sono anni in cui ci sono film più dirompenti, altri meno. Comunque rispetto a 8 anni fa, mi è sembrata un’edizione sottotono. Ma penso sia fisiologico viste le difficoltà che il cinema, come tante altre attività, hanno avuto in questi due anni. Si è usciti un po’ ammaccati".

A chi avrebbe dato l’Oscar per il miglior film?

"A Paul Thomas Anderson, Licorice Pizza".

Prossimo film? Mob Girl con Jennifer Lawrence?

"Non ho prossimi progetti, il progetto principale è quello di riposare. Abbiamo fatto con Netflix 6 mesi di campagna per l’Oscar, bello e stancante. Non ho tutta questa fretta di tornare a fare un film: comincio a essere grandicello, penso che sia più intelligente fare i film con calma e diradare le presenze".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro