Solo storie scelte d’istinto

Il viaggio d’attrice di Anna Valle fa tappa su Rai Uno dov’è ancora l’infermiera Lea. E nel 2024 sarà su Canale 5 per un thriller. .

Solo storie scelte d’istinto
Solo storie scelte d’istinto

Reduce da una vacanza di Halloween a New York, Anna Valle si è rituffata nel lavoro. Stavolta con tutto il tempo di entrare come piace a lei nell’interiorità del personaggio di Anna che il regista Giulio Manfredonia le affiderà all’interno della fiction - un thriller - in 12 puntate (sei serate) ’Com’è profondo il mare’ che girerà all’inizio del prossimo anno e andrà in onda con ogni probabilità a fine ’24 su Canale 5. "Gireremo all’Isola d’Elba – anticipa – e avrò nuovamente come compagno di set Giorgio Marchesi che già mi aveva affiancato in ’Sorelle’. E’ la seconda volta che un personaggio si chiama come me, era già successo in ’Questo nostro amore’".

Su Rai Uno invece la domenica sera (fino al 3 dicembre, con esordio visto da 3.040.000 telespettatori pari a uno share del 15,9%) è ancora una volta Lea Castelli, l’infermiera pediatrica dell’ospedale di Ferrara che tre anni dopo la fine della prima parte della storia si trova a gestire dinamiche personali diverse: un rapporto ristabilito nella serenità con l’ex marito Marco (Giorgio Pasotti) e un ruolo di madre ’adottiva’ di Martina, la figlia del compagno Arturo che riprende a fare il musicista.

Essere madre l’ha aiutata a entrare nel mood di ’Lea - I nostri figli’ che, appunto, si concentra proprio sui rapporti genitori-figli?

"La sceneggiatura ha voluto affrontare il tema della difficoltà di gestione di figli propri ma non solo. Arturo per otto anni si è occupato della sua Martina ma adesso è Lea che subentra con tutte le implicazioni, ribellioni della giovane compresa, che ciò comporta. Marco a sua volta ha esaudito il desiderio di paternità che non aveva potuto soddisfare con me mandando a monte il matrimonio e poi ci sono i piccoli pazienti che a loro volta fanno parte di un nucleo familiare. Lea ha un istinto materno innato che estrinseca anche in corsia. Ha voluto fare l’infermiera proprio per questo lato accudente. E noi del cast abbiamo dato vita anche fuori set a una grande famiglia".

Il retaggio di essere stata Miss Italia ha influito sulla carriera?

"All’inizio indubbiamente. Andando ai provini notavo la riluttanza di chi mi doveva valutare. A molti provini non sono nemmeno arrivata, mi scartavano prima. Ma ero molto determinata e mi sono messa a studiare perché recitare non è come salire su una passerella e il resto è venuto da sé. Talvolta come per Cleopatra e Soraya l’avvenenza era richiesta. Per Lea, no. Ha la coda di cavallo, pochissimo trucco. La normalità fatta personaggio".

Ai casting l’accompagnano dei portafortuna?

"Mentre giravo ’Commesse’, a Cinecittà, dov’erano ricostruiti negozio e strada, trovai un chiodo e Giorgio Capitani mi disse di conservarlo perché mi avrebbe portato fortuna. Ce l’ho ancora insieme a una serie di monetine raccattate camminando e al cornetto che Giuseppe Zeno regalò a fine riprese di ’Luce dei tuoi occhi’".

Come sceglie i progetti?

"D’istinto, poi mi consulto con colleghi e agente più che altro per avere rassicurazioni su regista e attori che troverò sul set".

La serialità le sta un po’ stretta?

"Certo mi piacerebbe fare più cinema anche se i set si assomigliano molto, ma soprattutto teatro per la sua dimensione di artigianalità: a parte il mese di prove che raramente ti concedono se reciti per un set, c’è proprio una partecipazione alla preparazione dello spettacolo che lo rende su misura per te".

La regia è nelle sue corde?

"No, mi è stato chiesto ma credo di avere ancora molto da esplorare stando davanti alla macchina da presa. Non mi vedo a gestire set e altri attori".

Che differenza c’è tra l’entrare in un personaggio realmente esistito e in uno di pura fiction?

"Intanto le linee guida della sceneggiatura ti danno già delle coordinate poi però c’è l’approfondimento che il mio maestro di recitazione Michael Margotta sintetizzava nelle proverbiali 400 domande: più ci s’interroga su un ruolo, più risposte si danno, più lo si farà proprio. Creare una vita che non c’è è la parte del mestiere che amo di più".

Ha un modello d’attrice?

"Cate Blanchett, Tilda Swinton che ho rivisto di recente in ’Michael Clayton’. Essere scelta per un personaggio negativo sarebbe una bella sfida ma nessuno me l’ha mai proposto".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro