Sokurov, la favola nera del potere "Mosca mi censura, che tristezza"

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di Beatrice Bertuccioli

Non nomina mai Putin. Dice "il presidente". E racconta che, come aveva sempre fatto, continua a inviargli lettere per protestare per la situazione del paese ma ora non riceve mai risposta. Il grande regista russo Aleksandr Sokurov, Leone d’oro a Venezia nel 2011 con Faust, è a Roma per presentare il suo nuovo film, Fairytale - Una fiaba, dal 22 dicembre nei cinema, ma parla anche di come in Russia la censura metta a tacere qualsiasi voce contraria. A cominciare dalla sua.

"Tutti i media di stato evitano di intervistarmi perché sono considerato persona non gradita, mentre tutti i media dell’opposizione, a quanto ne so, hanno lasciato il paese e questo mi dispiace moltissimo perché uno stato senza opposizione – dice Sokurov – non è uno stato libero. Sono costernato e preoccupato". Un anno fa, nel dicembre 2021, Sokurov aveva avuto un duro confronto televisivo con Putin, che aveva risposto in modo sprezzante alla sua lettera in cui si esprimeva a favore dell’indipendenza di alcune regioni, in particolare del Caucaso.

È una fiaba molto particolare quella che il regista dell’Arca russa narra nel suo nuovo film, presentato a Locarno. Una favola nera, piuttosto angosciosa, in cui immagina Hitler, Stalin, Mussolini e Churchill in una sorta di limbo mentre, in attesa di varcare la porta di Dio e salire in paradiso o piombare all’inferno, parlano, litigano, scherzano, in una babele di lingue.

"Ho usato soltanto materiali d’archivio, nessuna elaborazione al computer", ci tiene a precisare. "Non volevo sapere cosa c’è nella mente di persone che hanno ordinato lo sterminio di interi popoli, ma, come dice Shakespeare, cosa c’è nella loro anima. Così, con l’aiuto di cinque studenti, ho setacciato quell’immenso materiale, ore e ore alla ricerca di fotogrammi di un secondo, un secondo e mezzo, quei rari momenti che rivelano la vera indole di quei personaggi".

Trattati, i quattro potenti della storia, con ironia e sarcasmo, con Hitler che si dispera per non avere sposato la figlia di Wagner, mentre Stalin dà a Hitler del provinciale. Non sa, Sokurov, se riuscirà a fare altri film nel suo paese, ma dice: "Ho molte difficoltà e non oso immaginare cosa ci aspetta. Ma la mia lingua è il russo e la mia patria è dove si parla questa lingua. Anche se ora vi accadono cose tremende, il mio posto è là".

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