Martedì 23 Aprile 2024

"Sognando Massimo, Troisi ricomincia da qui"

Il nipote del grande attore ha girato un film in cui immagina il ritorno del comico: "Dopo essersi ritirato decide di riapparire a Napoli"

Migration

di Giovanni Bogani

Un film su Massimo Troisi, diretto da suo nipote, già regista di vari progetti internazionali. Un film scritto da Anna Pavignano, che di Troisi era stata la compagna, con la colonna sonora di Rita Marcotulli, una delle più brave pianiste del panorama italiano. È quello che ha finito di girare Stefano Veneruso. Immaginando, nel film, che Massimo Troisi non sia morto e che, dopo un’operazione al cuore e anni di silenzio, passati negli Stati Uniti, torni a riaffacciarsi alle persone che lo hanno amato.

"Ho visto gente piangere a Cinecittà, quando abbiamo fatto la prima proiezione tecnica", dice Stefano Veneruso. Nato a Napoli, figlio della prima sorella di Troisi. Stefano è cresciuto cinematograficamente insieme a zio Massimo, lavorando nella sua casa di produzione, Stefano è stato aiuto regista nel film Il postino, l’ultimo interpretato (1994) da Massimo Troisi. Il film per il quale Roberto Benigni pianse, vedendo il corpo di Troisi sfinito dalla malattia: "Era come un volo senza ali, il suo corpo smagrito fluttuava sopra lo schermo, magicamente".

Per interpretare Massimo Troisi, Stefano ha scelto un attore irlandese di origini italiane: John Lynch. Lo abbiamo visto in Sliding Doors: era il compagno fedifrago di Gwyneth Paltrow.

Ed era anche uno dei protagonisti di Nel nome del padre: l’amico di Daniel Day-Lewis, quello che finisce in prigione insieme a lui. Ed è anche, per gli appassionati di calcio, il protagonista del film Best, la leggenda del calcio britannico.

Stefano, come è nata l’idea di fare interpretare Troisi a un attore diciamo così inatteso? "Ho incontrato John Lynch mentre facevo uno spettacolo su Massimo Troisi. Mi ha detto “amo Troisi, ho visto tutti i suoi film“. Parlando, ho scoperto che aveva la mamma italiana, molisana: si chiama Rosina Pavone. Ho trovato che John ha una caratteristica che lo avvicina a Troisi moltissimo".

La timidezza?

"Esatto. Lynch è schivo, tende a ritrarsi, proprio come faceva Massimo. Massimo è uno dei rarissimi casi di attore comico timido, quasi reticente. E poi, Lynch ha una sensibilità infinita".

Dove avete girato il film?

"In gran parte a San Giorgio a Cremano, dove Massimo è nato e dove ha vissuto gran parte della sua vita. Una piccola parte del film è girata negli Stati Uniti. Nella vicenda che il film racconta, immaginiamo che Troisi si sia trasferito negli Stati Uniti, e decida di tornare in Italia per girare il prossimo film".

Una fantasia su Massimo. Il desiderio di resuscitarlo, sia pure cinematograficamente? "Sì. Immagino che Massimo abbia superato un delicato intervento al cuore, e che dopo essersi ritirato per alcuni anni decida di tornare al cinema. Chiedendosi: chi ha voglia di vedere un film di Troisi, adesso? E io sono sicuro che sono molti, quelli che vorrebbero vedere un film di Massimo, oggi. Io per primo".

Qual è il titolo che avete scelto?

"Il film si chiama Da domani mi alzo tardi. Il titolo nasce da una frase ironica di Massimo. Lui diceva: io mi alzo sempre tardissimo, alle due di pomeriggio o anche dopo. Bene: da domani sarò bravo, e mi alzerò soltanto tardi, non tardissimo: a mezzogiorno, per esempio... Il titolo è quello del romanzo che Anna Pavignano ha scritto anni fa".

Il film racconta anche l’amore di Troisi per Anna?

"Sì, racconta la storia di due persone che si ritrovano, dopo anni. E fra presente e lampi di passato, si ricostruisce il loro amore. Lei è interpretata, sullo schermo, da Gabriella Pession".

Troisi è morto il 4 giugno 1994. A Napoli, a Castel dell’Ovo è in corso la mostra Troisi poeta Massimo: foto, locandine, documenti inediti, organizzata da Istituto Luce-Cinecittà, curata da Nevio De Pascalis e Marco Dionisi, con la supervisione di Veneruso.

Che cosa ci rivela, Stefano, questa mostra su Troisi?

"Ci fa toccare con mano il suo modo di essere, la sua maniera di non prendersi mai troppo sul serio. Ci rivela come Massimo sia stato l’autenticità in persona, la purezza. E questo gli ha permesso di raggiungere il cuore di tutti".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro