Mercoledì 24 Aprile 2024

Sliding rock: il Podcast dei geni per caso

Dai Beatles agli Stones: non solo talento ma anche fatalità. Da oggi sui nostri siti il nuovo racconto delle visioni che hanno fatto la storia della musica

Sling Rock

Sling Rock

Due novembre 1928. Nella roulotte in fiamme di un campo sinti, nei sobborghi di Parigi, c’è il corpo esanime di un promettente suonatore di banjo. Verrà salvato per miracolo, ma perderà due dita in quell’incendio. Carriera finita, a meno che tu non sia Django Reinhardt, che già in ospedale imbraccerà una chitarra e, sviluppando una tecnica tutta sua, con sole tre dita della mano sinistra diventerà uno tra i più grandi chitarristi della storia, ideatore di uno stile che ancora oggi fa proseliti, il jazz manouche.

ASCOLTA LA PRIMA PUNTATA: Episodio 1 - Twist and shout - Sliding Rock, il podcast di Simone Arminio

E i Beatles? Avevano una sola cartuccia da giocarsi: quindici ore in studio di registrazione per Please, please me, il loro primo album. Undici febbraio 1963, dall’alba al tramonto. O la va o la spacca, senza possibilità di appello. Non fu saggio, perciò, John Lennon ad uscire la notte prima, fare tardi, prender freddo. Il giorno della provvidenza ha la febbre alta e una laringite che rende impossibile cantare così a lungo. Ma ci riuscirà, e il disco dovrà il suo successo all’ultimo brano registrato a tarda sera: Twist and shout, cantata da un Lennon totalmente afono, che ha urlato nel microfono come se non ci fosse un domani. Un’incisione ancora oggi inarrivabile ed è per questo che la domanda è lecita: ci sarebbero stati i Beatles senza quella laringite?

E poi ancora: Keith Richards che entra ubriaco in camera d’albergo, accende il suo registratore e inizia a strimpellare ma si addormenta quasi subito. E il giorno dopo, miracolosamente, trova inciso su quel nastro il riff di (I cant’t get no) Satisfaction. Oppure Pete Townshend dei The Who, che per fare scena alza la chitarra al cielo, ma il soffitto è troppo basso e il manico rimane incagliato nell’intonaco. Per la rabbia della figura fatta spaccherà lo strumento sul palco, ma neppure lui stesso avrebbe immaginato che quel gesto sarebbe diventato il più iconico della storia del rock. E i Queen: invitati a suonare Bohemian Rhapsody a Top of the Pops, e fisicamente impossibiltati a esserci, per non perdere l’opportunità registreranno un giochino di musica e immagini... inventando il videoclip.

Sono le sliding doors di cui è zeppo il mondo delle sette note. Quelle visioni, casualità e fatalità che, sapute cogliere per bravura o per fortuna, hanno cambiato il corso della musica. E cosa sarebbe d’altronde l’arte, senza la giusta dose di misticismo e di magia? Questa e altre storie sono le protagoniste di Sliding rock, un podcast che da oggi, e per ogni venerdì, arricchirà la già fornita sezione di contenuti audio di Quotidiano.net. Nove canali prodotti dalle testate del gruppo Monrif (QN, La Nazione, il Resto del Carlino, Il Giorno) che spaziano dalla politica, con Pecore elettriche di David Allegranti, all’arte, con In arte Sgarbi di Vittorio Sgarbi, allo sport, con i podcast di Leo Turrini dedicati alla Ferrari (Profondo rosso), alla Formula Uno (Formula Leo) e ai mondiali del Qatar (Mondialeo). E poi ancora il podcast della Cronaca di Bologna, il Resto di Bologna, quello sul Milan (Diavoli&biscioni di Giulio Mola), sul Monza (Monzalé di Michael Cuomo) e sulla pallavolo (Ace mondiali di Doriano Rabotti), più l’archivio dei podcast passati, tutti ascoltabili sulle pagine di Quotidiano.net e di tutte le nostre testate come sulle piattaforme specifiche, da Spotify ad Apple Podcast e Google Podcast.

Non è finita: a gennaio una striscia quotidiana con mini approfondimenti su temi o personaggi dell’attualità, Un altro giorno, sarà curata da Marcella Cocchi, e la redazione sportiva del Resto del Carlino di Bologna realizzerà Bolocast, un podcast dedicato al mondo rossoblu. È podcast-mania, ed è appena cominciata.

 

 

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