Mercoledì 24 Aprile 2024

Sirene, un mito sexy: leggenda da esplorare tra storia e simbologia

Da Omero a Max Gazzè, dai naturalisti del Settecento alla fiction di Raiuno: con il ricercatore Emanuele Coco alla scoperta, tra storia e simboli, delle creature metà donna e metà pesce, tanto affascinanti quanto pericolose

Max Klinger, Tritone e Nereide (Le Sirene), 1895

Max Klinger, Tritone e Nereide (Le Sirene), 1895

Firenze, 20 marzo 2018 - Orribili e bellissime. Seducenti e pericolose. Tentatrici per eccellenza. Segni particolari: coda, squame e lunghi capelli sciolti a coprire il seno nudo. Ecco l’identikit delle sirene, quelle delle favole, con il corpo di donna “dalla vita in su” e la voce melodiosa, ma traditrice. Se c’è una figura mitologica capace di affascinare adulti e bambini nel corso dei secoli, è proprio quello della “mermaid”, la principesse degli oceani, attratta dagli esseri umani, non sempre con fini pacifici. L’amore? Anche quello, che può portare alla follia o alla morte, come insegna Omero, che ci presenta le sirene come cantatrici marine capaci di sedurre, facendo poi morire, i marinai in navigazione nelle acque fra Scilla e Cariddi e di tentare Ulisse con l’irresistibile invito “a sapere più cose”. Fino all’oggi, alla fiction di Raiuno con Luca Argentero e al palco dell’ultimo Sanremo, dove Max Gazzè ha cantato le sirene di Vieste: gelose del bel Pizzomunno, emergono dagli abissi trascinando Cristalda nel profondo del mare. Con il cuore spezzato, il bel pescatore si trasformerà in pietra, diventando la roccia bianchissima che tutt’ora domina la spiaggia. 

L’arte è piena di sirene meravigliose (chi non è rimasto affascinato alla vista di quelle dipinte dai simbolisti Max Klinger o Giulio Aristide Sartorio?), come la letteratura, mentre nel quotidiano l’hobby di nuotare con una coda da sirena è un fenomeno recente, che sta riscuotendo un grande successo in Brasile e si prepara a diffondersi dall’oceano Pacifico al mar Mediterraneo. «Questa mitica figura marina, a metà strada tra un pesce e l’essere umano, affascina da sempre per il mistero che l’avvolge, per la sua libertà e per la sua bellezza», spiega Emanuele Coco, ricercatore in Storia della filosofia all’Università di Catania e autore di saggi come “Il circo elettrico delle sirene” (Codice) e il recentissimo “Dal cosmo al mare” (Olschki). 

Professor Coco, perché queste creature vengono rappresentate ora come esseri spietati, altre volte come bellissime e generose? «La sirena costituisce il legame dell’uomo con una realtà che non gli appartiene, ma che lo affascina profondamente. Il problema, oggi, è capire come trarre fuori dal mito le risposte giuste; viviamo in un’epoca che parla molto di felicità e psicologia, ma che ha dimenticato le tecniche con cui occuparsi del proprio sé profondo».

Esiste un approccio giusto nei confronti del mito?  «Nel caso delle sirene, bisogna partire dalla storia, non solo nella tradizione greca, ma anche negli affascinanti momenti successivi: la presenza nell’immaginario degli innamorati medievali, la forza estetica che svelano nel corso del Rinascimento, le indagini svolte dai naturalisti del Sette-Ottocento, i falsi di Eades e Barnum, le sirene che allattano (sì, ci sono anche quelle!). E con la storia, indagare il valore simbolico di cui sono portatrici e attraverso il quale possiamo capire noi stessi». 

Una dimensione emotiva del mito, per così dire. «La scienza descrive il mondo “reale” e prevalentemente “fisico”; il mito riflette un mondo impalpabile e interiore legato alla dimensione psichica della persona e delle società, ma non per questo meno importante. La “dimensione emotiva” della sirena ha molto a che vedere con la sessualità e la sensualità, con la seduzione femminile-maschile declinata nelle sue tantissime sfumature: l’attrazione e l’aggressione, la fascinazione e al contempo la paura, la forza della riproduzione e l’ansia da prestazione. È un mito sexy, diciamo così»

Poi c’è poi l’aspetto naturalistico. «Sì, quello legato alle sirene in mare: i portoghesi le chiamavano “manati”, facendo riferimento ai lamantini (delle grandi foche, grossomodo). La “mano” è in realtà la pinna caudale con cui questi animali usano tenere a galla i loro piccoli stringendoli al petto (tra gli animali sono coloro che possiedono “seni” più simili a quelli della nostra specie) con cui allattano i loro cuccioli in superficie».

Gesto che avrà suggestionato i marinai, alimentando il mito... «E istigando fantasie e illusioni. Come la speranza di Samuel Barrett Eades, che nel 1822 acquistò da due olandesi un esemplare di sirena imbalsamata. Sperava di esporla a Londra e diventare così ricco: per trovare i soldi con cui acquistare il prezioso esemplare, (rivelatasi poi ovviamente falso), vendette la nave di cui era comandante dimenticando un dettaglio. La nave non era sua, ma della compagnia per la quale dovette lavorare gratuitamente tutto il resto della propria vita per non finire in galera a causa dei debiti. Se non è un naufragio questo...».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro