Siamo nell’era del “lavoro libero“ Ma c’è ancora chi non si adegua

Scrive Francesco Delzio, con slancio e ottimismo, nelle pagine iniziali, facendo eco al titolo del libro: "Stiamo entrando nell’era del Lavoro Libero. In questo nuovo paradigma, l’occupazione non ha più un luogo di lavoro fisico esclusivo ma vive di connessioni". Cambiano poi i datori di lavoro, il rapporto lavoro tempo libero, cessa perfino "la guerra fra lavoro e profitto". Poi l’autore si chiede: "Il lavoro è già presente fra noi. Siamo pronti a questa rivoluzione?".

La risposta probabilmente è un nì, perché da un lato è sempre più chiaro che l’avvento dello smart working, la sua ibridazione coi vecchi modi di lavorare, la maggiore ricerca di senso nel lavoro, una diversa concezione della propduttività, sono tendenze in crescita, ma dall’altro lato si nota una certa ritrosia, specie fra gli imprenditori, a fare proprio il “nuovo paradigma“. Scrive per esempio Delzio, facendo tesoro della sua esperienza di consulente strategico: "Raramente ascolto valutazioni positive su un impiego massiccio del lavoro da remoto da parte di Ceo e manager di vertice di grandi e medie imprese che incontro. Il lavoro a distanza è ancora oggi considerato dalla grande maggioranza del mondo imprenditoriale come una “scappatoia“ dal lavoro per dipendenti poco produttivi e, al tempo stesso, uno strumento potente per individuare quali dipendenti servano all’impresa e quanti invece diano un contributo trascurabile". Il “nuovo paradigma“, insomma, incontra resistenze, ma nonostante ciò, dice Delzio, è destinato ad affermarsi.

r. c.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro