Giovanni
Morandi
Le guide turistiche sono quei libretti che quando li sfogli hanno la magia di farti capire che le distanze non si misurano in chilometri ma in fantasia. E questa è la ragione per cui passano gli anni e quei libretti riescono a sopravvivere anche agli sconvolgimenti dell’era digitale. Mantenendo viva una storia che risale alla Grecia classica quando quei manuali servivano a guidare i naviganti lungo le coste nei peripli ellenici. Una storia che nell’Ottocento vide il successo della guida rossa di Karl Baedeker, l’editore tedesco che accompagnò i giovani rampolli dell’aristocrazia europea desiderosi di affrontare il Grand Tour nei luoghi più belli
dell’Italia. Un’avventura rivissuta in forme diverse dai coniugi Wheeler, quando a vent’anni da bravi hippies decisero di andare a Istanbul e poi Kabul e poi Saigon e poi e poi e da allora non hanno più smesso di viaggiare per alimentare le loro guide ben concepite e che per i loro detrattori sono "fatte da gente strana che porta in giro gente strana che vuole andare in posti strani".
Il bello delle guide comunque è il loro modo di partecipare al viaggio, che non è mai autoritario ma sempre bisbigliato, lasciando libertà di decidere e di inventare. Perciò non esistono guide giuste o sbagliate, ma solo guide che corrispondono a modi diversi – appassionati, avventurosi, coraggiosi – di viaggiare. Piccoli libretti capaci di aprire grandi orizzonti, di dare corpo a viaggi anche solo progettati. Libretti per scoprire il piacere di scoprire. E questo è tutto quel che vi serve a condizione che abbiate un aereo che parta, un taxi che non scioperi e un visto sul passaporto.
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