Sabato 20 Aprile 2024

Sexy Vampiro, per favore mordimi sul collo

Addio ad Anne Rice, la scrittrice che rivoluzionò lo stereotipo di Dracula: da vecchio orripilante a giovane bellissimo e fascinoso

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di Silvia Gigli

Vampiro è bello. Vampiro è sexy. Vampiro è travolgente. Se dall’immaginario collettivo è quasi del tutto scomparsa la figura calva e raccapricciante di Nosferatu, lo dobbiamo a una scrittrice statunitense, Anne Rice, nata a New Orleans come Howard Allen Frances O’Brien nel 1941 e autrice del celeberrimo romanzo Intervista col vampiro (1976) divenuto poi un film acclamatissimo nel 1994 con vampiri seducenti come Brad Pitt, Antonio Banderas e Tom Cruise. Anne si è spenta l’altro ieri per le complicazioni di un ictus. Aveva 80 anni e un florilegio di scritti dal sapore gotico, horror e fantasy pieni di streghe e vampiri (150 milioni le copie vendute in tutto il mondo) che spesso aveva firmato con gli pseudonimi di Anne Rampling e A.N. Roquelaure.

Sarà stata la città di nascita, quella New Orleans così intensa ed esoterica, sarà stata la famiglia irlandese di matrice profondamente cattolica, fatto sta che fin da piccola Anne è stata letteralmente affascinata dai personaggi dell’Aldilà. Pare che addirittura suo marito, morto di tumore nel 2002, il poeta Stan Rice, sia stato per lei fonte di ispirazione per disegnare la figura del vampiro Lestat de Lioncourt, tra i protagonisti del suo romanzo più famoso, Intervista col vampiro, appunto, pubblicato da Knopf nel 1976, protagonista Louis de Pointe du Lac, che racconta la storia della sua vita di immortale – in un arco di tempo che va dal 1791 al 1976 – a un giornalista. Anne aveva iniziato a scrivere poco prima, con la morte della figlia Michelle, colpita da leucemia ad appena 5 anni. Il libro è stato portato al cinema da Neil Jordan nel 1994, nell’omonimo film con Tom Cruise (il vampiro Lestat de Lioncourt), Brad Pitt (il vampiro Louis de Pointe du Lac), Antonio Banderas (il vampiro Armand), Christian Slater (il giornalista: il ruolo doveva essere interpretato da River Phoenix, che però morì solo quattro settimane prima dell’inizio delle riprese), Domiziana Giordano e l’allora dodicenne Kirsten Dunst nei panni della vampira bambina per l’eternità, personaggio per il quale la Rice si era ispirata – come già per Lestat al marito – alla sua piccola Michelle.

La fortuna di quel film, che ebbe due candidature all’Oscar, per i costumi di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, e per la colonna sonora di Elliot Goldenthal, ha spalancato la porta alle serie e ai libri dominati da vampiri decisamente diversi rispetto agli stereotipi in voga fino ad allora, ovvero i vari Dracula discendenti dalle pagine di Bram Stoker (1897) e tramandati al cinema dagli anni Venti e Trenta del Novecento in poi, sempre nelle stesse sembianze. Ovvero quelle di non-morti sì dai nobili natali e dall’appetito sessuale cui nessuno può resistere ma altresì dall’aspetto di fatto repellente: il cranio rasato, i denti affilati e le unghieartigli dei Nosferatu di Murnau (e di Herzog); l’anziano, rugoso volto bianco di biacca (e il nero mantello) dei Dracula di Bela Lugosi, Boris Karloff o Christopher Lee.

Con la reinterpretazione rivoluzionaria dell’ Intervista quei vecchi stereotipi vengono spazzati via, sostituiti da una progenie sexy e tormentata, mentre i “nipotini“ allegramente demenziali dei principi delle tenebre avevano preso ad affollare il grande schermo se non già dal ’67, con la parodia di Polanski Per favore non mordermi sul collo, almeno dall’85, con l’Ammazzavampiri di Tom Holland, e dal ’92, con il film Buffy, divenuto poi una fortunatissima serie tv.

Dall’Intervista discendono i fascinosi protagonisti dei vari Underworld o True Blood, e su tutti quelli della saga Twilight firmata da Stephanie Meyer e divenuta nel 2008 (per cinque film in tutto, fino al 2012) una serie di culto al cinema con Richard Pattinson nei panni del bello, pallido e dannato Edward Cullen e la dolce Kristen Stewart-Bella Swan, sua compagna nelle orrorifiche ma romanticissime avventure di ragazzini e, per un periodo – prima di abbracciare la sua omosessualità –, anche della vita di Robert.

È dall’Intervista che niente è stato più lo stesso. Vampiro è diventato sinonimo di sensualità e attrazione romantica. Un’intuizione che affonda sì nel mito letterario, ma che incarnata nella bellezza cristallina di Lestat e Louis è stata genialmente rovesciata, e portata all’eccesso. E lo dobbiamo alla mente effervescente, irrequieta e disinibita di Anne Rice.

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