Guardiani del sesso sul set, Hollywood si divide

L’attore Sean Bean: "I coordinatori dell’intimità rovinano la spontaneità". Ma le attrici si ribellano: "Noi siamo sempre in pericolo"

Amanda Seyfried, 36 anni: "Da ragazza non ho potuto oppormi a soprusi sul set"

Amanda Seyfried, 36 anni: "Da ragazza non ho potuto oppormi a soprusi sul set"

Roma, 10 agosto 2022 - Si chiamanocoordinatori di intimità“. Sono figure professionali introdotte sui set cinematografici dopo gli scandali emersi con il movimento #MeeToo. In pratica hanno il ruolo di mediare tra gli attori per aiutarli a sentirsi a proprio agio nelle scene più calde o scabrose. Può capitare che qualche interprete si lasci andare un po’ troppo mettendo in difficoltà il partner. Ecco, allora, che interviene il coordinatore di intimità a riportare la situazione su binari più corretti. Ma c’è chi si lamenta di tutto questo controllo. L’attore Sean Bean, che ha interpretato Ned Stark in Game of Thrones, per esempio, ha raccontato al “Times of London Sunday Magazine” di non essere un particolare fan dei coordinatori dell’intimità, perché teme che possano "rovinare la spontaneità. Penso che il modo naturale in cui si comportano gli amanti può essere rovinato da qualcuno che lo riduce a un esercizio tecnico. Lo trovo portatore di inibizione e di distrazione".

Come esempio, Bean ha fatto riferimento alla seconda stagione di Snowpiercer in cui i personaggi recitano una scena d’amore in cui vi è anche l’uso di un mango. Bean ha detto: "È stata un po’ troppo tagliata. Spesso il miglior lavoro che fai, quello in cui stai cercando di superare i limiti, viene censurato se le tv o gli inserzionisti dicono che è “troppo“. Invece era una bella scena, surreale, onirica e astratta". E all’intervistatore che ha fatto notare a Bean che i coordinatori dell’intimità sono stati chiamati come risposta alle rivelazioni del #MeToo, con l’intenzione di aiutare le attrici a sentirsi al sicuro sul set, lui ha risposto: "Suppongo che dipenda dall’attrice. Quella con cui ho lavorato io nella scena del mango aveva un background da cabaret, quindi era pronta a tutto". Affermazione che ha provocato una lunga risposta su Twitter da parte della sua co-protagonista di “Snowpiercer”, Lena Hall: "Solo perché lavoro a teatro non significa che io sia pronta a qualsiasi cosa. Se mi sento a mio agio con il mio partner di scena e con gli altri nella stanza, non avrò bisogno di un coordinatore dell’intimità. Ma se c’è una parte di me che si sente strana, disgustata, sovraesposta... Sento che i coordinatori dell’intimità sono una gradita aggiunta al set e penso che potrebbero anche aiutare con il trauma vissuto in altre scene, come quelle di un suicidio. A volte ne hai bisogno, a volte no, ma ogni singola persona, scena ed esperienza è diversa".

L’argomento sta scaldando Hollywood tanto che anche Amanda Seyfried ne ha parlato con la rivista Porter. Seyfried, 36 anni, già candidata all’Oscar, superstar grazie ai ruoli da Mean Girls a quello della figlia di Meryl Streep in Mamma Mia!, ha detto che se guarda indietro è ancora sotto shock. "Avevo 19 anni e in una scena andavo in giro senza le mutande. Perché ho lasciato che accadesse? Oh, lo so perché: perché avevo 19 anni e non volevo disturbare nessuno e volevo mantenere il mio lavoro. Se sul set ci fosse stato un coordinatore d’intimità, almeno mi sarei potuta rivolgere a qualcuno". Alla Seyfried ha fatto eco la protagonista esordiente nel West Side Story di Spielberg Rachel Zegler, scrivendo sui social che "i coordinatori dell’intimità stabiliscono un ambiente di sicurezza per gli attori. Sono estremamente grata per quelli che avevamo in West Side Story: erano gentili con una nuova arrivata come me, che all’epoca avevo 17 anni, e hanno fatto capire tante cose anche a coloro che avevano molti anni in più di esperienza. La spontaneità nelle scene intime può essere pericolosa. Svegliati Sean Bean!".

Il coordinatore di intimità è un facilitatore del benessere sul set. Una delle più famose è Ita O’Brien, che ha lavorato a Normal People e Sex Education, e che ha spiegato a Esquire in cosa consiste la sua professione. Nella miniserie I May Destroy You, ad esempio, una scena di stupro prevista dalla sceneggiatura mancava di dettagli: succedeva e basta, non era scritta e spiegata. O’Brien ha chiesto allora che venisse pensata in ogni particolare e che fosse perfettamente chiara: a partire dalla forma che la scena assumerà una volta girata si può infatti parlare con gli attori per concordare ciò che si sentono di fare e trovare un accordo su dove si possono toccare, e soprattutto su ciò per cui non c’è consenso. In pratica si stabiliscono i confini e i dettagli.

Vien da pensare a cosa sarebbe accaduto a Maria Schneider se sul set di Ultimo tango a Parigi, nell’improvvisata scena del burro, ci fosse stato un coordinatore di intimità. Forse Maria non avrebbe sofferto tutta la vita, dopo quel ciak.

 

 

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